Convento (anno 1534) Chiesa del Monte, 2 - 88100 CATANZARO

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NUCCIA TOLOMEO

cinquantesimo anniversario sacerdozio Padre Carlo

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EVENTI PASSATI

 

VISITA VIRTUALE DELLA CHIESA DEL MONTE

Curiamo la liturgia della Chiesa, con le varie funzioni.

I primi venerdi, il 1' lunedi del mese la devozione alle Anime del Purgatorio; l'assistenza all'OFS;

una volta al mese il pranzo per i poveri.

I momenti forti della nostra Chiesa sono: La Via Crucis ;la Tredicina S.Antonio l' Ottavario dei Morti, le Quarantore.

Storia della Chiesa del Monte dei Morti e della Misericordia dell’Ordine dei Francescani Minori Cappuccini già Oratorio dei PP. Filippini  1728 

Benché la data sulla facciata della chiesa del Monte riporti la data del 1728, la storia di questo edificio sacro e caro ai catanzaresi, risale al sec. XVII. Il culto verso i defunti, già presente in città intorno al XV secolo attraverso una cassa di contribuzione sostenuta da alcuni notabili della città in un locale presso la chiesa di S. Maria di Mezzogiorno, portò intorno alla prima metà del ‘600 alcuni governatori del Monte, D. Mario Sersale, D. Decio Scoglio e D. Vincenzo de Cumis e il cassiere Vitaliano Abbate a riconoscere di avere necessità di un oratorio dove officiare – come afferma Giacomo Frangipane – «la celebrazione dei suffragi ed esplicare in forma pubblica legittima la pia istituzione. E i Governatori del tempo D. Fortunato de Nobili e D. Giannantonio de Paula con istrumento per Notar Giuseppe Orlando del 5 luglio 1630, comprarono dalle nobildonne Giovanna ed Eleonora Morano il palazzo sito nei limiti della Parrocchia di S. Maria De Meridie, denominato de Chiccu Morano e demolita una parte del detto Palazzo, i Governatori fecero costruire una vasta Cappella dedicata alle Anime del Purgatorio, dove impiantarono la Cassa del Monterei Morti, alla quale affluirono gli iscritti dietro contribuzione annuali di trenta grana». La cura dell’Oratorio, all’indomani della costruzione, fu affidata nel 1706 al nobile sacerdote catanzarese D. Ignazio Marincola. Questi, devoto di S. Filippo Neri, oltre ad indossare la divisa del Santo ne introdusse la devozione costruendo un primo altare, a lui dedicato, nella suddetta cappella la quale, presentando problemi di staticità e quindi rischiando di crollare, fu diroccata. Sul luogo del giardino del demolito palazzo Morano attiguo alla detta cappella, lo zelante sacerdote decise a proprie spese di fabbricarne una nuova, all’interno della quale fu innalzato un nuovo altare a San Filippo Neri. I lavori iniziati nel 1715 furono interrotti nel 1725 anno in cui il 20 novembre il pio sacerdote fu colto da morte, ma proseguirono l’anno successivo grazie all’interessamento del sacerdote D. Antonio Senatore e a cura di D. Emanuele Grimaldi i quali  riuscirono a far consacrare solennemente il nuovo tempio il 25 maggio 1739 dal vescovo del tempo Ottavio Del Pozzo. Dal 1740 al 1769 la chiesa fu oggetto di altri lavori di abbellimento: nel 1740 il patrizio D. Emanuele De Riso fece realizzare un’artistica scalinata in pietra, demolita nel 1892 dall’Amministrazione Comunale e sostituita dall’attuale in mattoni e ghisa, mentre il rettore D. Emanuele Grimaldi, succeduto nel frattempo al Sacerdote Senatore, tra gli anni 1765 – 1769 abbellì la chiesa con stucchi, fece realizzare la cupola e decorò artisticamente la facciata sulla quale fece apporre l’iscrizione che ancora oggi si legge:“SANCTA MARIA MATER MISERICORDIAE ERGA ANIMAS DEFUNCTORUM”. Il Grimaldi, inoltre, nel 1801 si prodigò a costruire, sul sito della vecchia cappella, un palazzotto che fu adibito a ritiro dei PP. Filippini della Congregazione di San Filippo Neri, dai catanzaresi affettuosamente chiamati “montisti”, i quali ressero il Monte dei Morti e della Misericordia fino a quando nel 1885, venuta a mancare per vari motivi la cura dei sacerdoti secolari - l’ultimo “montista” fu il Rettore e Canonico D. Gregorio Riccio - e per volontà del vescovo del tempo Mons. Bernardo De Riso O.S.B., i PP. Cappuccini furono allocati nel fabbricato attiguo all’oratorio. Quest’ultimi erano stati  espulsi una prima volta nel 1810 dal loro convento extra moenia, dedicato a S. Maria degli Angeli, e furono poi fatti rientrare in quanto ripristinato nel 1822; nel 1870 il convento fu definitivamente chiuso e i Cappuccini furono ospitati da Mons. Raffaele M. de Franco nell’episcopio. Da quella data coadiuvarono il rettore del Monte ma, successivamente, il Vescovo de Riso con bolla del 30 aprile 1892, concesse loro di prendere possesso del rettorato e la cura totale dell’amministrazione della chiesa, come attualmente si vede. L’edificio sacro, l’unico ad essere stato costruito in età tardo barocca, sfrutta al massimo le leggi compositive architettoniche di questo periodo rappresentando un unicum all’interno del panorama artistico-architettonico della città. La pianta  a croce greca , unico esempio nel tessuto architettonico sacro urbano, è sormontata da una cupola priva del tamburo, poggiante direttamente sulle vele dei quattro grandi pilastri. Quest’ultime sono decorate da quattro tele raffiguranti i quattro evangelisti opere del pittore gasperinese Giovanni Spadea, documentato a Marcellinara e a Gagliano, che le realizzò, insieme alla “Gloria di S. Filippo Neri” al centro della cupola, nel 1796. L’interno presenta quattro cappelle laterali, due delle quali costituiscono il transetto, un tempo dedicate a S. Filippo Neri, all’Immacolata, a S. Antonio da Padova, a S. Francsco d’Assisi, caratterizzate le prime da rifacimenti della prima metà del ‘900, le seconde da altari in onice che sostituiscono quelli originali settecenteschi in stucco dei quali restano traccia soltanto i fastigi. Il presbiterio è caratterizzato dall’altare dedicato alle Anime del Purgatorio sormontato da un fastigio con colonne e stucchi al centro del quale vi è posta la tela raffigurante la SS. Trinità con la Madonna e le Anime Purganti. L’interno custodisce inoltre molte suppellettili sacre, paramenti sacri con tessuti di manifattura catanzarese, damaschi settecenteschi ed una grande pala d’altare, posta sul vestibolo d’ingresso, raffigurante la Madonna degli Angeli altrimenti detta Vergine della Porziuncola tra i santi Francesco d’Assisi, Michele e Bonaventura; questa antica tela proviene dall’altare della chiesa del succitato cinquecentesco convento dei cappuccini ed è opera del 1642 di Giovanni del Prete. L’esterno risulterebbe anonimo se non fosse impreziosito dal monumentale portale barocco in pietra arenaria che alcuni recenti lavori di pulitura e restauro, hanno rivelato dovesse essere in più parti colorato. Esso qualifica per la sua bellezza ed eleganza morfologico-compositiva non solo la parte centrale della facciata ma anche la via XX Settembre e la frontale via Educandato sulle quali la chiesa sorge e si affaccia, rappresentando l’unico esempio del genere presente in città. La soluzione formale della facciata del Monte caratterizzata dal portale sovrastato da una nicchia entro la quale è posta la statua della Madonna e su cui si imposta l’ampio e alto finestrone è tipica dell’architettura settecentesca calabrese ed in particolare di quei partiti architettonico-decorativi di derivazione spagnola realizzati dalle abili maestranze roglianesi rinomati scalpellini ed intagliatori. Insieme ai portali di S. Maria di Rogliano e di S. Giuseppe a Crotone, ma anche di tanti altri esempi calabresi, il portale della chiesa del Monte rientra nella tipologia con arco a tutto sesto inquadrato dall’ordine di memoria cinquecentesca, ma rivista in chiave tardobarocca, consistente in un sistema trilitico con trabeazione variamente articolata su paraste poggianti su piedistalli decorati da elementi fitomorfi e specchiati. Ma la facciata della chiesa custodisce un’altra memoria storica della città. I Padri Cappuccini, prima ancora che la città progettasse il monumento ai Caduti della Prima Guerra Mondiale realizzato in Piazza Matteotti, vollero murare ai lati del portale monumentale due lapidi marmoree con i nomi dei 178 catanzaresi caduti nella grande guerra e che furono scoperte e benedette da Mons. Giovanni Fiorentini il 4 novembre 1924 alla presenza di rappresentanti del governo ed una «marea di popolo commosso e plaudente». 

Testo Arch. Oreste Sergi 

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