Luigi Maria Grignion da Montfort nasce in Francia il 31 gennaio 1673 nella piccola città di Montfort-sur Meu, che sorge a ovest di Rennes in Bretagna.

Luigi Maria trascorre quasi tutti i primi anni e la breve infanzia a Iffendic, a pochi chilometri da Montfort. Secondo le persone che lo hanno conosciuto in questo primo periodo di vita, egli dà già prova di una maturità spirituale poco comune.

All’età di 12 anni entra nella scuola dei Gesuiti di S. Tommaso Becket a Rennes. Oltre a manifestarsi uno studente solerte, rafforza ora quei principi che segneranno tutta la sua vita. Un sacerdote del luogo, Julien Bellier, che racconta la propria vita di missionario itinerante, lo entusiasma alla predicazione delle missioni. Guidato da alcuni sacerdoti, incomincia a praticare una profonda devozione alla Madonna. Nello stesso tempo, sperimenta le privazioni dei poveri, manifestando un crescente affetto e una speciale attenzione per loro, in forma molto condivisa.

Durante questi anni, sente la chiamata al sacerdozio e, terminati gli studi normali, inizia la filosofia e la teologia nella stessa scuola di San Tommaso Becket a Rennes. Però, grazie a un benefattore, può completare gli studi nel celebre seminario di San Sulpizio a Parigi. Ed è per questo che sul finire del 1693, si mette in viaggio verso la capitale.

Arrivando a Parigi, si accorge che il suo benefattore non aveva depositato la somma che gli avrebbe permesso di entrare almeno nella comunità chiamata "Piccolo San Sulpizio", comunità unita al seminario principale, ma nelle stesso tempo separata e destinata ad accogliere gli studenti poveri. Deve perciò alloggiare in diverse pensioni familiari dirette dai Sulpiziani: il cibo è mediocre e molto scarso, può tuttavia seguire i corsi di teologia alla Sorbona. Mosso dal desiderio, forse esagerato, di penitenza, aggiunge mortificazioni proprie a quelle di una vita già austera. Ma dopo meno di due anni, cade ammalato piuttosto gravemente, e dev’essere ricoverato all’ospedale. Ne esce quasi per miracolo. Ma ciò che sembra ancor più miracoloso, è che, all’uscita dall’ospedale, trova riservato per lui un posto nel Piccolo Seminario di San Sulpizio, dove entra nel luglio del 1695.

San Sulpizio era stato fondato da Gian Giacomo Olier, uno dei maggiori rappresentanti della "Scuola francese di spiritualità", nella quale si metteva l’accento soprattutto sul mistero dell’Incarnazione, e sul posto di Maria nel piano divino della salvezza. Per Luigi Maria, questo è il posto ideale perché può approfondire i temi della sua spiritualità personale. A parte questo, il tempo trascorso a San Sulpizio, gli offre l’occasione di studiare la maggior parte delle opere di spiritualità conosciute, specialmente quelle riguardanti il posto di Maria nella vita cristiana; una ancor migliore opportunità di consultare libri gli viene offerta quando è nominato bibliotecario. In questo periodo trova anche il tempo di perfezionare l’insegnamento del catechismo, specialmente tra i giovani emarginati della parrocchia di San Sulpizio.

Finalmente arriva anche per lui il momento di essere ordinato sacerdote: giugno 1700, e di celebrare, alcuni giorni dopo, la prima messa all’altare della Madonna nella Chiesa di San Sulpizio. Ma, prima di lanciarsi nell’apostolato, rimane ancora qualche mese a Parigi.

Chiede di essere accolto in un gruppo di missionari guidato da uno dei più celebri apostoli bretoni del tempo, il sacerdote Leuduger. Lo raggiunge a Dinan e ne diviene membro. Per alcuni mesi predica numerose missioni con il gruppo, nelle diocesi di Saint-Malo e Saint-Brieuc, una anche nella sua città natale, Montfort-sur-Meu, e altre a Plumieux La Chèze (dove restaura un’antichissima cappella in rovina dedicata alla Madonna della Pietà). Nelle città dove si svolgono le missioni, i più poveri sono sempre i preferiti e, per loro, anima numerose iniziative a fine di soccorrerli, come, ad esempio, il pranzo popolare a Dinan.

Non riesce tuttavia ad adattarsi pienamente alle abitudini poco dinamiche del gruppo e decide di lasciarlo per andare a Saint-Lazare, appena fuori di Montfort-sur-Meu, in compagnia di due Fratelli coadiutori che si erano uniti a lui. Vi trascorre quasi un anno, intento all’insegnamento del catechismo alle persone che visitano l’antico priorato e alla formazione dei due Fratelli alla vita comunitaria. Passato l’anno parte per lavorare nella diocesi di Nantes.

Predica missioni in città e dintorni per due anni, e quasi tutte hanno un grande successo e numerose conversioni. La fama del missionario si propaga ovunque e la gente semplice comincia a chiamarlo "il buon Padre di Montfort". Per prolungare i frutti spirituali del suo lavoro e incoraggiare le persone a rimanere fedeli alla rinnovazione delle promesse battesimali, fonda confraternite e associazioni, e costruisce memorie tangibili delle missioni stesse: grandi crocifissi o, come a Pontchâteau, un calvario gigante, monumento all’amore di Dio, al quale hanno collaborato migliaia di persone.

Frattanto il vescovo non faceva altro che frenare gli "eccessi" di questo prete straordinario,fino a proibirgli anche di predicare nella sua diocesi. Benché non sia l’unico, questo avvenimento è forse il più incomprensibile e duro per Luigi Maria, che però scorge anche qui un invito a condividere la Croce di Cristo. Non si lascia scoraggiare da questa prova, al contrario, si sente stimolato alla riflessione e alla meditazione, e consegna i suoi sentimenti a un piccolo scritto: La "Lettera agli Amici della Croce".

Non gli era stato proibito ogni ministero nella Diocesi di Nantes, tuttavia era evidente che se voleva continuare a predicare doveva rivolgersi altrove. Invitato dal vescovo di La Rochelle, lascia Nantes nel 1711 e inizia l’ultimo periodo della sua vita, in cui predicherà missioni nelle diocesi di La Rochelle e Luçon nella regione chiamata "Vandea Militare".

I cinque anni prima della morte, avvenuta nel 1716, sono molto intensi per Luigi Maria. Costantemente occupato a predicare missioni, si sposta a piedi da un luogo all’altro. Nonostante ciò, trova il tempo per scrivere: il "Trattato della vera devozione alla Santissima Vergine", il "Segreto di Maria", le "Regole della Compagnia di Maria" e delle "Figlie della Sapienza" e numerosi "Cantici" , che usava nelle missioni facendoli cantare al popolo su melodie dell’epoca. Intraprende due lunghi viaggi, uno a Parigi e l’altro a Rouen, tentando di trovare dei candidati per la sua "Compagnia di Maria" che, mentre la sua vita volge al termine, sogna sempre più spesso. Ogni tanto si ritira in luoghi tranquilli e isolati, o nella Foresta di Mervent o nel piccolo "eremo" di Sant’Elia vicino a La Rochelle.

Le sue missioni hanno una grande influenza, soprattutto in Vandea. Si è detto che una delle ragioni, che hanno mantenuto gli abitanti di questa regione fortemente opposti alle tendenze antireligiose e anticattoliche della Rivoluzione Francese, 80 anni più tardi, è stata la loro fede illuminata dalla predicazione di san Luigi Maria. Trova però molte difficoltà a persuadere altri sacerdoti a unirsi a lui per lavorare con lui come membri della Compagnia di Maria. Finalmente, durante l’ultimo anno, due sacerdoti, René Mulot e Adrien Vatel, si uniscono a lui, più tardi anche alcuni Fratelli, che l’aiuteranno durante la missione, faranno parte del gruppo.

Il vescovo di La Rochelle, Mons. Etienne de Champflour, rimarrà sempre un grande amico per il Montfort anche quando molte persone continueranno ad opporsi o, peggio, attenteranno alla sua stessa vita. Con l’appoggio del vescovo fonda le scuole di carità per i bambini poveri di La Rochelle e invita Maria Luisa Trichet e Caterina Brunet, che da dieci anni aspettavano pazientemente a Poitiers, a venirgli in aiuto. Finalmente anche loro fanno la professione religiosa e cosi nasce la congregazione delle "Figlie della Sapienza". Ben presto molte altre sorelle si uniranno a loro.

Nell’aprile 1716, sfinito dal lavoro e dagli stenti, Luigi Maria, arriva a Saint-Laurent-sur-Sèvre per iniziare la predicazione di una missione: sarà l’ultima. Cade ammalato durante la missione e muore il 28 aprile. Le sue ultime parole furono: "Invano mi tenti! Sono tra Gesù e Maria. Deo gratias et Mariae! Non peccherò più". Migliaia di persone accorrono ai suoi funerali nella chiesa parrocchiale e poco dopo si sparge la voce che sulla sua tomba accadono miracoli. I due sacerdoti della Compagnia di Maria, i padri Mulot e Vatel, si ritirano a Sain-Pompain insieme con alcuni Fratelli e solo due anni più tardi riprenderanno l’opera tanto cara a Luigi Maria: la predicazione delle missioni.

Nel 1888 Luigi Maria viene beatificato da Leone XIII, e nel 1947 è canonizzato dal papa Pio XII. Le Congregazioni che ha dato alla Chiesa, la Compagnia di Maria, le Figlie della Sapienza e i Fratelli di San Gabriele (congregazione che si è sviluppata dal gruppo di Fratelli riuniti da San Luigi Maria), crescono e si propagano prima in Francia e poi in tutto il mondo. Esse continuano a testimoniare il carisma di San Luigi Maria, prolungando la sua missione, che è di stabilire il Regno di Dio, il Regno di Gesù per mezzo di Maria.

La formazione spirituale
Secondo dei diciotto figli di Jean-Baptiste (1647-1716), avvocato, e di Jeanne Robert de la Vizeule (1649-1718), Luigi Grignion nasce il 31 gennaio 1673 a Montfort-la-Cane, oggi Montfort-sur-Meu, in Bretagna, nella Francia nordoccidentale. La sua vita, breve secondo i normali criteri di valutazione - morirà a quarantatré anni -, s’iscrive quasi perfettamente entro i limiti cronologici (1680-1715) del periodo trattato dallo storico Paul Hazard (1878-1944) nella sua opera sulla crisi della coscienza europea, cioè l’epoca dei razionalisti e dei libertini, del deismo e del giansenismo, dell’attacco contro le credenze tradizionali, soprattutto in Francia. L’aver intuito l’esistenza di un’unità di fondo di queste correnti e tendenze è il grande merito di Montfort, che si dedicherà alla riconquista delle anime con ardente carità missionaria.
Egli riceve la prima educazione in una famiglia profondamente cristiana e manifesta molto presto attenzione alla vita interiore, vocazione all’apostolato e una tenera devozione alla Santa Vergine, espressa anche con l’aggiunta del nome di Maria a quello di Luigi in occasione della Cresima. Compie quindi gli studi umanistici e filosofici nel collegio San Tommaso Becket di Rennes, tenuto dai padri gesuiti, dove stringe amicizia con il futuro canonico Jean-Baptiste Blain (1674-1751), che ha lasciato una preziosa testimonianza di prima mano sulla sua vita, e con Claude-François Poullart des Places (1679-1709), più tardi fondatore della Congregazione dello Spirito Santo, e matura la vocazione sacerdotale.
Nell’autunno del 1692 si trasferisce a Parigi per studiare teologia alla Sorbona ed entra, grazie a una borsa di studio, nel seminario di Saint-Sulpice, vivaio del clero di Francia, distinguendosi per il rigore ascetico e per i gesti di carità, e alimentandosi alla grande scuola spirituale francese del secolo XVII, il cui inizio è fatto risalire al card. Pierre de Bérulle (1575-1629), principale artefice della Riforma cattolica in Francia. Il 5 giugno 1700, a ventisette anni, riceve l’ordinazione sacerdotale e comincia a dedicarsi al riscatto spirituale del popolo, rianimandone la fede e difendendone la pietà contro gli attacchi degli innovatori.
Nel novembre del 1701, nominato cappellano dell’ospedale di Poitiers dal vescovo diocesano, mons. Claude de La Poype de Vertrieu (1655-1732), si preoccupa di porre ordine, spirituale e materiale, in quella "povera Babilonia", stimolando riforme e dando esempi di grande abnegazione. In città conosce Marie-Louise Trichet (1684-1759), la futura beata suor Maria Luisa di Gesù, figlia del procuratore generale, con la quale fonderà le Figlie della Carità, che si dedicheranno all’istruzione dei fanciulli e all’assistenza negli ospedali. Tuttavia, un uragano furioso — scatenato dagli scettici e dai giansenisti, che mal ne sopportavano lo zelo missionario, la purezza morale e la profonda devozione mariana — si leva contro la sua predicazione fin dall’inizio. Le resistenze e le ostilità sono tali che dopo quattro anni deve lasciare l’incarico, nonostante l’affetto e la gratitudine dei malati, dimostrati anche in modo clamoroso.
Si trattiene a Poitiers ancora un anno, quindi, provando il desiderio di dedicarsi alla salvezza degl’infedeli, compie un pellegrinaggio a Roma, a piedi, per consigliarsi con il Vicario di Cristo. Papa Clemente XI (1700-1721), ricevendolo in udienza il 6 giugno 1706, lo dissuade da quel proposito, gli conferisce il titolo di Missionario Apostolico e gl’ingiunge di riprendere l’apostolato in Francia.

L’attività missionaria
Poiché la diocesi di Poitiers continua a essergli preclusa, Montfort si dedica alla predicazione nella nativa Bretagna e in Vandea, proseguendo la tradizione delle missioni al popolo, espressione del movimento missionario sorto agli inizi del secolo XVII e realizzato da personalità eminenti come san Vincenzo de’ Paoli (1581-1660), san Giovanni Eudes (1601-1680) e il gesuita beato Giuliano Maunoir (1606-1683).
Luigi Maria Grignion è l’ultimo di questi grandi missionari e, sebbene i suoi metodi innovassero solo aspetti secondari, immette nella loro applicazione un dinamismo creativo e un ardore apostolico eccezionali. Le sue missioni sono caratterizzate dalla predicazione del catechismo e da grandi manifestazioni pubbliche di culto, soprattutto da solenni processioni, che culminano nella rinnovazione da parte dei partecipanti delle promesse battesimali e nell’innalzamento, in luogo eminente, della croce della missione. Egli dà grande importanza a queste pratiche, sia per rendere visibili le principali verità della fede e per radicare gli effetti della sua ardente predicazione, sia per prendere una posizione chiara nei confronti degli innovatori, che attaccavano proprio queste manifestazioni in nome e sotto il pretesto di una religiosità più intima e più austera. Una parte di rilievo nella sua predicazione hanno anche i canti popolari, da lui composti in gran numero e utilizzati non solo per trasmettere il messaggio cristiano e per educare le menti, ma anche per scaldare i cuori dei semplici e per scuotere quelli più induriti.
Allo scopo di perpetuare la sua opera Montfort fonda la Compagnia di Maria, una congregazione di sacerdoti, detti monfortani, votati unicamente alle missioni al popolo. Nel 1708, a Nantes, fonda anche l’associazione laicale degli Amici della Croce, alla quale indirizzerà sei anni dopo la Lettera agli Amici della Croce — l’unico scritto dato alle stampe quando era ancora in vita —, in cui condensa il suo pensiero sul significato della Croce nella vita cristiana. Nella Croce egli vede la fonte di una superiore sapienza, la sapienza cristiana, che si è incarnata ed e stata crocifissa, che insegna all’uomo a preporre la fede alla ragione orgogliosa, la retta ragione ai sensi ribelli, la morale alla volontà sregolata, l’eterno al contingente e al transitorio. Analoghe considerazioni aveva svolto nel suo primo scritto, L’amore dell’eterna Sapienza, composto a Parigi fra la fine del 1703 e l’inizio del 1704, in cui oppone la Saggezza vera e profonda, quella consistente nell’unirsi a Cristo e alla sua Croce, alla saggezza superficiale e salottiera che cominciava a dominare la cultura francese laica e, in parte, quella cattolica.
Il successo delle sue iniziative è grande, ma grandi sono anche le ostilità incontrate e le prove affrontate. Così, per esempio, il vescovo di Saint-Malo, mons. Vincenzo Francesco Desmarets (1657-1739), che simpatizza per i giansenisti, in un primo tempo gli proibisce ogni predicazione, quindi, ritirato questo drastico ordine, gli limita comunque la possibilità d’azione. Ancor più dolorosa è la prova che lo aspetta nella diocesi di Nantes, il cui vescovo, mons. Egidio de Beauveau (1653-1717), nega la benedizione al Calvario di Pontchâteau, costruito in quindici mesi grazie al concorso di una moltitudine di persone di ogni sesso, età e condizione sociale, e distrutto poco dopo per ordine di re Luigi XIV di Borbone (1638-1715), sobillato da nemici di Montfort. Il Calvario, ricostruito anni dopo, sarà distrutto una seconda volta durante la Rivoluzione francese; oggi, nuovamente ricostruito, è un centro di pietà e una meta di pellegrinaggi.
Finalmente, quasi a divina ricompensa della carità e dell’umiltà dimostrate, Luigi Maria Grignion viene chiamato nelle diocesi di Luçon e di La Rochelle dai rispettivi vescovi, mons. Jean-François de Valdèries de Lescure (1644-1723) e mons. Etienne de Champflour (1647-1724), ferventi antigiansenisti, e vi predica durante gli ultimi cinque anni di vita. In quel periodo compone Il segreto ammirabile del Santo Rosario per ribattere alle obiezioni formulate contro tale forma di devozione, per spiegare i sacri misteri e per diffonderne ulteriormente la pratica.
Consumato dalle fatiche e dalle sofferenze, nonostante una tempra straordinariamente resistente, muore il 28 aprile 1716, al suo posto di combattimento, come un autentico soldato di Cristo, predicando una missione a Saint-Laurent-sur-Sèvre.

San Luigi Maria attraverso i secoli
La causa di beatificazione di Luigi Maria Grignion viene introdotta nel 1838, Papa Pio IX (1846-1878) ne proclama l’eroicità delle virtù il 29 settembre 1869, Papa Leone XIII (1878-1903) lo proclama beato il 22 gennaio 1888 e Papa Pio XII (1939-1958) lo eleva alla gloria degli altari il 20 luglio 1947.
Il più alto riconoscimento della dottrina spirituale di Grignion da Montfort, che molti vorrebbero fosse dichiarato Dottore della Chiesa, è venuto da Papa Giovanni Paolo II il quale, oltre a trarre il motto del suo pontificato, Totus tuus, proprio dagli scritti del santo, nell’enciclica Redemptoris Mater, del 25 marzo 1987, lo indica come testimone e come guida della spiritualità mariana. Inoltre, il 20 luglio 1996 ha stabilito che il suo nome fosse iscritto nel Calendario generale della Chiesa, proponendone quindi la venerazione a tutti i fedeli.
Tuttavia, per oltre un secolo dopo la morte, l’influenza del "buon padre di Montfort", come il santo era chiamato comunemente dai fedeli, si manifesta soprattutto grazie alle sue fondazioni, fra cui anche quella dei Fratelli dell’Istruzione cristiana di San Gabriele, riorganizzata dal sacerdote Gabriel Deshayes (1767-1841). Queste istituzioni, inizialmente poco consistenti e oggetto di violenti attacchi da parte di giansenisti e di razionalisti nonché di persecuzioni durante la Rivoluzione francese e a opera della massonica Terza Repubblica francese, avranno nel tempo un grande sviluppo, segno del fecondo lascito spirituale del loro fondatore.
In particolare, l’opera missionaria di Montfort e dei suoi successori porrà le basi spirituali della resistenza contro-rivoluzionaria delle genti della Bretagna e della Vandea, cioè delle regioni nelle quali egli poté svolgere liberamente il suo apostolato. I sacerdoti della Compagnia furono le guide spirituali di quei coraggiosi improvvisatisi soldati per Dio, per la Francia e per il re, e i canti composti da Luigi Maria Grignion si contrapposero a quelli rivoluzionari.
Il ritrovamento fortuito, nel 1842, del manoscritto del Trattato della vera devozione alla Santa Vergine, sepolto per oltre un secolo "nel silenzio d’un cofano", secondo la profetica visione del suo autore, dà inizio alla diffusione delle opere e del pensiero monfortano in tutto il mondo. Nel Trattato Montfort raccomanda che i devoti si consacrino interamente a Gesù attraverso Maria nelle forme di un’amorosa schiavitù, cioè di una dedizione di mirabile radicalità, comprendente non solo i beni materiali dell’uomo ma anche il merito delle sue buone opere e preghiere. In cambio di questa consacrazione la Vergine agisce nell’interiorità della persona in modo meraviglioso, istituendo con lei un’unione ineffabile. L’opera, insieme a Il segreto di Maria — stampato integralmente soltanto nel 1898 ma pubblicato ormai in trecentocinquanta edizioni e in venticinque lingue — e con Le glorie di Maria, di sant’Alfonso Maria de’ Liguori (1696-1787), rappresenta uno dei libri mariani più conosciuti e amati degli ultimi secoli, e fra quelli che più hanno alimentato la pietà cristiana.
Inoltre, gli scritti monfortani forniscono alla scuola di pensiero e d’azione della Contro-Rivoluzione cattolica del secolo XX, di cui è figura eminente il pensatore brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995), una teologia della storia in cui inserire l’ascesi sociale, cioè l’apostolato mirante alla restaurazione di una civiltà cristiana. Questa scuola condivide con il santo missionario della Vandea la speranza, alimentata dalla promessa di Fatima — "Infine, il mio Cuore Immacolato trionferà" —, di una grande conversione e di un tempo storico di trionfo della Chiesa cattolica. La "vera devozione" prepara gli eroi che schiacceranno la Rivoluzione, i santi missionari dei "tempi ultimi" - il cui profilo morale è tracciato da Luigi Maria Grignion nella famosa Preghiera infuocata - che lotteranno per la realizzazione del regno di Maria.
Nella diocesi di Milano la sua memoria si celebra il 26 aprile. Il 27 aprile in quella di Pavia..

Giampiero scarpino

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