TESTIMONIANZE DI VITA
GIORGIO LA PIRA
Giorgio La Pira, il «sindaco santo», nasce a Pozzallo (Ragusa) il 9 gennaio 1904; consegue il diploma di ragioniere e poi di maturità classica a Messina e si iscrive in Giurisprudenza nella città dello stretto. Si Laurea a Firenze nel 1924. Durante la sua giovinezza a Messina ha esperienze culturali con D’Annunzio, Marinetti, Dostojewski per poi seguire i valori cattolici e di una fede interiore e mistica. Nel 1924, durante la Messa di Pasqua consacra la vita a Dio con il desiderio di svolgere il suo apostolato nel mondo. Scrive in una lettera a zia Settimia : ” (…) vorrei che il fuoco che brucia nella mia anima bruciasse nelle altre; sono un libero Apostolo del Signore felice di amarne e di proclamarne l'ineffabile bellezza e misericordia. (…) Il Signore vuole da me che io resti col mio abito laico per lavorare con più fecondità nel mondo laico lontano da Lui. Ma la finalità della mia vita è nettamente segnata: essere nel mondo il missionario del Signore: e quest'opera di apostolato va da me svolta nelle condizioni e nell'ambiente in cui il Signore mi ha posto”. A Firenze inizia la lunga carriera di docente universitario di Istituzioni di Diritto Romano. E’ un valido insegnante ed educatore di giovani che avrà sempre negli occhi e nel cuore. Con Firenze è amore a prima vista. Qui studia, insegna, partecipa alle attività caritative della San Vincenzo de’ Paoli. Lo chiamano “il professorino”; quando è lui a parlare alle riunioni della Gioventù Cattolica c’è sempre il pieno. Rinnova l’adesione al Terz’ordine Domenicano, e sceglie come abitazione una cella nel convento di San Marco. E’ tra i fondatori, nel 1928, dell’Istituto dei Missionari della Regalità di Cristo, voluto da padre Agostino Gemelli, istituto secolare francescano presso il quale prenderà i voti di povertà, obbedienza, castità. Gli anni trenta a Firenze sono anni pieni di fermento. Ci sono poeti e scrittori: Giovanni Papini, Piero Bargellini... La Pira frequenta la casa di don Bensi suo padre spirituale e confessore. Qui nasce l’idea della “Messa dei Poveri” nella chiesetta di San Procolo dove riunisce i più poveri e i più dimenticati cittadini di Firenze intorno all’Eucarestia domenicale. Nel frattempo la Chiesa aveva capito che il crollo del regime fascista era vicino e bisognava preparare una classe politica nuova, in grado di diventare protagonista nella ricostruzione della società. La Pira occupa un ruolo importante e partecipa agli incontri clandestini che sin dal 1940 si svolgono a Milano, nell’ambito dell’Università Cattolica, insieme a Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani. In quegli stessi anni, viene invitato spesso ai raduni del Movimento Laureati Cattolici e della FUCI ; quando, nel 1943, a seguito di questa intensa attività viene redatto il Codice di Camaldoli, vero e proprio manifesto di impegno politico elaborato da intellettuali e studiosi cattolici, La Pira figura ufficialmente tra gli esperti consultati per la stesura del documento. In questo periodo tiene corsi di dottrina sociale all’università Lateranense nei quali sottolinea l’urgenza, per i laici cristiani, di passare dalla preghiera all’impegno sociale: nasce La nostra vocazione sociale. “Si può essere nella fame e avere Dio nel cuore con anima liberata e consolata dalla grazia di Dio! lo posso, per mio conto, ringraziare Iddio di concedermi il dono della fame, della persecuzione, dell'oppressione, della ingiustizia, dell'ingiuria, ecc.; ma se i miei fratelli si trovano in tale stato, io sono tenuto a intervenire per soccorrerli; se non lo avrò fatto, il Signore me lo dirà con parole terrificanti nel giorno del giudizio: 'Ebbi fame e non mi sfamasti, fui carcerato e non mi visitasti '! Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa 'brutta'! No: l'impegno politico -cioè l'impegno diretto alla costruzione cristianamente ispirata della società in tutti i suoi ordinamenti a cominciare dall'economico è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve potere convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità. ( La nostra vocazione sociale '). Il 2 giugno del 1946, viene eletto a far parte dell'Assemblea Costituente e qui fa parte della prima sottocommissione che scrive i “Principi fondamentali”. Fu tra gli artefici del dialogo tra gli esponenti cattolici (tra gli altri Giuseppe Dossetti, Giuseppe Lazzati, Amintore Fanfani, Aldo Moro) e i rappresentanti di altre correnti ideologiche (i socialisti Lelio Basso e Piero Calamandrei, il comunista Palmiro Togliatti). Tanti articoli della Costituzione italiana portano la sua firma: quelli sulla dignità della persona (articoli 2 e 3), sul rapporto tra stato e chiesa (articolo 7), quello in base al quale l’Italia ripudia la guerra (articolo 11). In Parlamento, insieme a Fanfani, Dossetti, Lazzati, compone il gruppo dei “professorini”: intransigenti nel porre come priorità assolute le questioni sociali e la lotta alla disoccupazione. Nel 1951 La Pira accetta di fare il Capolista per la Democrazia Cristiana nelle elezioni amministrative. In seguito alla vittoria della coalizione quadripartita (DC, PLI, PRI, PSDI), La Pira, cui erano andate oltre 19000 preferenze, viene eletto per la prima volta Sindaco di Firenze. Nel 1952 La Pira si dimette da parlamentare scrivendo al presidente Gronchi un telegramma : “Davanti all’alternativa tra Montecitorio e Firenze, alla quale mi ha posto la Camera, scelgo Firenze, perla del mondo”. Giorgio La Pira siederà ancora alla Camera dal 1958 al 1960; e sarà nuovamente eletto deputato nel 1976, un anno prima di morire. Nel 1952 organizza il Primo Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana. Nel 1955 i sindaci delle capitali del mondo siglano a palazzo vecchio un patto di amicizia. Nel 1958 organizza i Colloqui mediterranei cui partecipano, tra gli altri, rappresentanti arabi ed israeliani. Nel 1959 invitato a Mosca parla al Soviet Supremo in difesa della distensione e del disarmo. Negli anni difficili della crisi tra Stati Uniti e Unione Sovietica riuscì a far riunire a Firenze la nona sessione della tavola rotonda Est-Ovest sul disarmo. Durante la guerra del Vietnam lanciò da Firenze un appello di pace.Viaggia a Varsavia, Mosca, Pechino portando proposte di pace.A Palazzo Vecchio, nel 1958, ricevette la più alta autorità di Pechino .Nel 1965 si reca in Vietnam e incontra di persona Ho Chi Min.Nel 1967 è eletto presidente della Federazione Mondiale delle Città Unite. Il suo slogan è "Unire le città per unire le nazioni. Ha lunghi colloqui con il ministro degli esteri di Israele Abba Eban, con il Presidente egiziano Nasser e con i sindaci di Hebron, di Betlemme e i rappresentanti palestinesi di Gerusalemme est nella Cisgiordania occupata. è si adopera è perché si organizzino incontri al vertice in materia di disarmo, pace e sicurezza. Non a caso l'operare politico di La Pira è stato definito con l'espressione "l'arte della pace". Più tardi, La Pira, già protagonista di tentativi di mediazione sul divorzio tra cattolici e comunisti, fu tra i componenti del comitato promotore del referendum abrogativo della legge che nel 1970 introdusse in Italia il divorzio.La Pira trova a Firenze il terreno più adatto in cui svolgere il suo impegno politico. La città diventa il laboratorio in cui mettere in pratica le sue idee, rivolgendo il suo impegno ai problemi concreti della povera gente. Giorgio La Pira aveva chiara la sua idea di città e dei diritti sociali che aveva contribuito a porre alla base della Costituzione. Giovanni Paolo II ha più volte ricordato La Pira, proponendolo come esempio di laico cristiano impegnato nell’ambito culturale e politico. “ quella di La Pira fu una straordinaria esperienza di uomo politico e di credente, capace di unire la contemplazione e la preghiera all'attività sociale e amministrativa, con una predilezione per i poveri e i sofferenti.” “ Seguendo l'esempio di Giorgio La Pira –ha esortato il Papa- ponetevi generosamente al servizio delle vostre comunità, con una speciale attenzione alle fasce giovanili, favorendone anche il progresso spirituale. Non mancate di coltivare quei valori umani e cristiani che formano il ricco patrimonio ideale dell'Europa.. Senza fondamenti etici la democrazia rischia di deteriorarsi nel tempo e persino di scomparire. Grazie al contributo di tutti, il sogno di un mondo migliore può divenire realtà” . Come sindaco di Firenze mette tutto il suo impegno per realizzare una città a misura d’uomo, per ognuno ci voleva un lavoro, casa, scuola, ospedale e chiesa. Si batté per dare un lavoro ai diecimila disoccupati, difese e conservò il posto di lavoro a duemila operai della Pignone, salvando l’azienda con l’aiuto di Enrico Mattei; requisì case e ville vuote in attesa che si costruissero case nuove, fece erigere due nuovi rioni; sotto le sue Amministrazioni si realizzarono molte opere pubbliche di ogni tipo. Vennero ricostruiti i ponti principali sull’Arno, il nuovo Teatro Comunale, la Centrale del latte, il Mercato Ortofrutticolo, diciassette nuovi edifici per la scuola dell’obbligo, ammodernati i servizi tranviari, idrici, nettezza urbana; rimodernate centinaia di strade. Seguendo un suo interno disegno, promosse Firenze oltre che a centro qualificato di turismo, anche a centro di un movimento culturale e politico per la pace e la civiltà umana e cristiana. costruisce17 nuove scuole, sistema l’acquedotto, vara il nuovo piano regolatore, valorizza l’artigianato fiorentino e il Maggio musicale. Difende con energia i più deboli, i senza casa, i diritti dei lavoratori. Promuove i «Convegni per la pace e la civiltà cristiana» e i «Colloqui mediterranei» per la riconciliazione tra le religioni della «famiglia di Abramo». Si fece pellegrino di pace andando nel 1959 a Mosca, dove parlò al Soviet Supremo in difesa della distensione e del disarmo; nel 1964 andò negli Stati Uniti per la legge sui diritti civili delle minoranze etniche; nel 1965 era ad Hanoi per incontrare Ho Ci Min, per chiedere la pace nel Vietnam. Giorgio La Pira scelse la strada della vita comune come tutti, pur portando nel cuore la sua “certosa interiore”. Egli fu attento al progetto di Gesù Cristo. Scrisse numerose pubblicazioni, la cui bibliografia è curata dalla “Fondazione Giorgio La Pira” di Firenze; il suo motto fu “Spes contra spem” e lo ricorda nel suo impegno faticoso lavoro politico quotidiano affrontato con molta pazienza. Nei suoi discorsi domenicali alla Messa del Povero della Badia Fiorentina invitata a “ pregare anche per il governo, qualunque sia; se io fossi in Russia, io cristiano pregherei per Krusciov, pregherei Dio perché lo converta” (20/7/1958). Dopo il 1965, pur non essendo più sindaco di Firenze, La Pira rimane al centro di mille contatti internazionali: come presidente della Federazione delle Città Unite viene invitato a tenere discorsi e conferenze in tutto il mondo. Si impegna attivamente per la pace e il disarmo. Parallelamente, si adopera all’interno della Chiesa per il dialogo ecumenico e la responsabilizzazione del laicato. La Pira è in prima linea nelle battaglie per il referendum sull'aborto e sul divorzio e difende con forza il valore della vita, della persona, della famiglia. Nel 1970 La Pira scrive a Paolo IV invitandolo ad abbattere i muri: “ Unificare il mondo con la Chiesa come centro di gravità delle nazioni …ecco Beatissimo Padre, l'immenso valore -la grande attualità ed urgenza- dei contatti e dei rapporti della Chiesa con tutto il mondo «dell'Est» e «del Sud» “. Gli ultimi anni della sua vita, La Pira li trascorre tra i giovani, ospite dell’Opera per la Gioventù. Nel 1976 è eletto deputato, ma la sua salute peggiora gravemente. Uno degli amici di sempre, Paolo VI, gli ribadisce la sua vicinanza con una commovente lettera. Giorgio La Pira muore il 5 novembre 1977. Il giorno dopo, la salma viene esposta in San Marco: i fiorentini si riversano in massa a salutare il “sindaco santo”, mentre da tutto il mondo arrivano personalità della politica e della cultura, uomini di ogni nazione e religione. È sepolto nel cimitero di Rifredi. Sulla sua tomba c’è una lampada, dono di alcuni ragazzi fiorentini, israeliani e palestinesi. Sopra c’è scritto “Pace, Shalom, Salam”. Nell’omelia che il cardinale Benelli pronunciò in Duomo ai funerali di La Pira affermò che “tutto si può capire di La Pira con la fede, niente si può capire di lui senza la fede”. Il 9 gennaio 1986 l’arcivescovo di Firenze, Piovanelli ha avviato il processo per la beatificazione di questo grande laico cattolico. Resterà il suo motto : " l’impegno politico è un impegno di umanità e santità un impegno che deve poter convogliare verso di se gli sforzi di una vita tessuta di preghiera, di meditazione, di prudenza, fortezza, giustizia e di carità. (la nostra vocazione sociale – G.La Pira).
Giampiero Scarpino
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