Grazie alla sua superficie di 282,53 km², San Giovanni in Fiore è il secondo comune più esteso della regione Calabria (era il primo fino alla fusione dei comuni di Corigliano Calabro e Rossano, nel comune unico di Corigliano-Rossano) e il quarantaseiesimo a livello nazionale.
Capitale della Sila San Giovanni in Fiore è innanzitutto un centro abitato di montagna. Il nucleo urbano principale è arroccato sul Monte Difesa, situato al centro di una vasta conca sul versante orientale dell'acrocoro silano, con alle spalle la Sila Grande e, di fronte, la Val di Neto. L'altimetria dell'intero territorio comunale è caratterizzata da forti dislivelli: si va da un'altezza minima di 344 m s.l.m. ad un'altezza massima di 1.880 m s.l.m. (Montenero), con il centro urbano posto a 1048 metri s.l.m.(quota riferita all'ex stazione FdC - l'abitato principale è posto tra i 900 e i 1150 m s.l.m.). Inoltre l'83% dell'intera superficie comunale è posta al di sopra dei 1.000 metri, condizionata da un clima rigido e tipicamente montano, mentre la restante quota è soggetta a climi più miti che favoriscono anche la coltura di frutti e specie agricole che sono tipiche delle zone marine. Il territorio, caratterizzato da rilievi e vallate, presenta fortii acclività.
La maggior parte del territorio comunale è protetto poiché di valore naturalistico, facendo tra l'altro parte del parco nazionale della Sila (più di 1/4 del territorio del parco ricade nel comune di San Giovanni in Fiore che ha il 61% della sua estensione compresa nel Parco e della ex Comunità Montana Silana (di cui rappresenta il 30,5% dell'intera estensione Il valore naturalistico del territorio è confermato dalla presenza di grandi foreste e boschi, dalla presenza di laghi e di numerosi corsi d'acqua. A queste peculiarità morfologiche si affianca una forte copertura vegetativa, vincolata per 9/10 dalle leggi forestali che ne hanno incentivato lo sviluppo attraverso politiche di riforestazione, adottate nel secondo dopo guerra, dopo che la quasi totalità del territorio aveva subito il taglio forzato da parte di ditte boschive, come pegno di guerra dell'Italia sconfitta. Tutti questi fattori hanno lasciato ampio spazio al predominio di nuovi boschi del pino tipico silano, il Pino laricio, ma anche di querceti, di faggeti e, nelle zone altimetriche più basse, di castagneti. Si registra anche un aumento della presenza faunistica negli ultimi tre decenni, incentivata dalle misure restrittive della caccia che hanno favorito il ripopolamento di varie specie animali (dal lupo al cinghiale, alle faine, alle volpi, alle lontre, ai gatti selvatici e agli scoiattoli oltre che a diverse specie di volatili). Per altimetria, per pendenze, per aspetto naturalistico e paesaggistico e per tutela ambientale, è un territorio di montagna interna e i numerosi panorami da esso visibili presentano un'elevata qualità percettivo-paesaggistica che, dalle cime più elevate, spaziano verso zone significative della regione calabre
Il territorio comunale possiede numerose formazioni montuose che superano i 1.500 m s.l.m. Le principali sono: Montenero (1.880 m) - Monte Volpintesta (1.729 m) - Monte Pettinascura (1.689 m) - Monte Carlomagno (1.670 m) - Monte Zigomarro (1.506 m)
All'interno del territorio comunale sono presenti tre laghi artificiali: il lago Arvo, il lago Ampollino (rispettivamente il secondo e il terzo lago per estensione all'interno del territorio regionale) e il lago Redisole. Nei primi due casi solo la metà fisica dei laghi fa parte del territorio della cittadina, in quanto essi sono stati in seguito utilizzati come confine geografico per la delimitazione dei perimetri comunali[15]. La realizzazione dei laghi rappresentò la prima azione concreta volta a sviluppare la cittadina oltre che l'intero acrocoro, soprattutto per quel che riguarda la produzione di energia idroelettrica, una risorsa che però non venne sfruttata appieno dalle amministrazioni locali che governavano in quel periodo. I laghi silani sono comunque una forte testimonianza della risorsa di “oro bianco” di cui il territorio comunale e l'altopiano sono ricchi.
Oltre ai tre laghi sopra citati, vi sono altri due bacini che avrebbero potuto far parte del territorio comunale, anche se la loro realizzazione rimase solo un progetto su carta e non passarono mai alla fase esecutiva: si tratta degli ipotetici laghi di Garga e della Juntùre[16].
Il primo sarebbe dovuto sorgere nella vallata di Torre Garga a nord ovest del centro abitato, a circa 7 km di distanza, un bacino nel quale si sarebbero riversate le acque dell'omonimo fiume e che una volta completato avrebbe avuto una capacità di 4,25 milioni di m³ di acqua circa[17]; il secondo lago sarebbe dovuto sorgere alla confluenza fra i due fiumi che lambiscono il centro abitato di San Giovanni in Fiore, l'Arvo e il Neto, nella località denominata Iunture, a sud del paese, con uno sbarramento che avrebbe creato un lago di 17,8 milioni di m³[18].
Il territorio di San Giovanni in Fiore, come i tipici territori montani, è solcato da numerosissimi corsi d'acqua la maggioranza dei quali a carattere tipicamente torrentizio, con possibili periodi di semi-siccità in estate. I corsi più rilevanti sono 3 (in ordine di lunghezza): fiume Neto , fiume Arvo ,fiume Garga
Il fiume Neto è il principale fiume dell'altopiano silano e il secondo per lunghezza e portata di tutta la Calabria. Solca molte vallate toccando i villaggi rurali di Germano e Serrisi, fino a raggiungere dapprima il quartiere dell'Olivaro e in seguito prosegue lambendo il centro storico della cittadina sul lato est del centro abitato. Il fiume Arvo nasce dal Monte Timpa Orichella nei pressi di Botte Donato, alimenta l'omonimo lago e attraversa la frazione di Lorica giungendo sul versante occidentale dell'abitato della cittadina in località Macchia di Lupo. Confluisce poi nel fiume Neto presso la località delle Iunture (giunzione, in italiano) divenendone uno dei principali affluenti. Il fiume Garga è un piccolo corso d'acqua per le modeste dimensioni di lunghezza (10 km circa), ma con una portata pari ai due fiumi precedentemente citati, confluendo nel fiume Arvo nei pressi della località Serralonga.
Il clima di San Giovanni in Fiore è tipicamente appenninico, caratterizzato da inverni rigide ed estati fresche e asciutte. Le stagioni intermedie sono influenzate notevolmente dalle stagioni principali, cosicché si hanno spesso autunni e primavere molto brevi, con il verificarsi del passaggio repentino fra la stagione invernale e quella estiva e viceversa. Nonostante questi fattori, la cittadina non è esente dall'influenza del clima Mediterraneo, essendo molte volte soggetta ai venti di scirocco e alla presenza di notevoli sbalzi termici, anche di 10° fra un giorno e il successivo.
La tabella climatica alla quale fa riferimento San Giovanni in Fiore, è quella relativa alla stazione meteorologica di Monte Scuro. I dati, pertanto, sono pressoché più elevati di 4-5 gradi Celsius, vista la differenza di quota.
San Giovanni in Fiore è un paese nel quale è profondamente radicata la cultura religiosa.
Il costume tradizionale di San Giovanni in Fiore è "ù ritùartu", indossato dalla donna, che assume il nome di "pacchiana"[73]. "U rituarto" e la "Pacchiana", sono stati oggetto di studi e di interesse da parte di antropologi ed etimologi. Non vi è un abito maschile locale, ma indumenti tipici come il manto (mantello) e le calandrelle (tipici calzari).
Fuori dal centro urbano, San Giovanni in Fiore possedeva anche altri edifici scolastici realizzati nelle frazioni rurali edificate sotto la riforma agraria. Essi erano per lo più scuole elementari, e con la crisi e l'abbandono delle stesse frazioni, anche gli edifici scolastici cessarono il loro utilizzo[78].
I mezzi di comunicazione e la comunicazione in generale sono stati grandi protagonisti dell'evoluzione sociale e politica del Novecento, probabilmente incentivati dall'isolamento del paese rispetto al resto delle cittadina della Regione. Le prime pubblicazioni di riviste e periodici di informazione si ebbero all'inizio del Novecento, mentre nell'ultimo periodo, grazie anche alla diffusione del web, sono tanti i siti locali ma anche siti extralocali a parlare di San Giovanni in Fiore.
Nato da umili origini, il poeta Pasquale Spina (1915-1994)[90] si fece conoscere al pubblico sangiovannese per le sue frassie (farse; il poeta di frassie è il frassiaru). La frassia è una rappresentazione burlesca, tipica del paese, ma diffusa in tutta la Calabria. Queste rappresentazioni venivano "portate in scena" fra le strade cittadine, quindi cantate e recitate, nel periodo del carnevale. Le "frassie" di Spina sono riportate su testate locali e regionali, e riprese in seguito in alcuni libri sullo studio del dialetto calabrese. Egli pubblicò un solo libro, Ricuardi, che raccoglie parte del suo lavoro[91]. Ai suoi versi si sono ispirate molte opere in vernacolo che vengono rappresentate presso il teatro della cittadina silana[92].
Nel linguaggio usato da Spina si può cogliere il disagio delle classi sociali più deboli[93], e l'aspirazione verso un mondo migliore. Le sue poesie e le sue farse vengono espresse attraverso l'uso di personaggi, come strumento più approfondito e più vicino alla realtà sociale che ha voluto raccontare[71].
San Giovanni in Fiore è stato teatro di alcuni film girati nel dopoguerra. La “città di Gioacchino” ed in particolar modo gli scenari paesaggistici dell'altopiano silano, furono scelti per l'ambientazione di alcuni film drammatici. Di questi film vanno ricordati:
«[...] il pane non poteva essere buttato solo se proprio si doveva, se era indispensabile, come quando un topo ci aveva fatto la casa o quando era diventato blu e verde per la muffa... il pane non si faceva in casa. Neanche i ricchi lo preparavano in casa. In giro per il paese c'erano vari forni pubblici [...]»
(Anna Paletta Zurzolo, Pane, vino e angeli, Iride edizioni, Soveria Mannelli (Cz), 2004)Alimento base e prezioso nella cultura popolare silana, il pane a San Giovanni in Fiore è sempre stato un alimento curato e perfezionato dai maestri fornai[95]. Parte di questa tradizione si ritrova nella preparazione del dolce tipico natalizio[96]. Sono sorti nel tempo nuovi forni che non hanno mutato la qualità del prodotto[97]. Vengono preparati il pane casereccio a doppia lievitazione naturale cotto nel forno a legna, la pitta (focaccia di pane)[97], la cullura (ciambella di pane)[97], la pitta 'minata (fatta con i residui tolti via dalla madia)[97], e vari panini, dalla semplice “rosetta” al “pane al burro"[97]. Vi sono circa 10 forni presenti in paese, alcuni dei quali esportano parte della loro produzione anche nelle regioni del nord Italia[98].
Il paese è fortemente legato alla tradizione contadina, ed è da questo ceppo che derivano i prodotti più utilizzati nella cucina locale[85]. I legumi e le verdure (specie il cavolo nero) "in primis", preparati come minestre sono stati alla base dei menù sangiovannesi[85]. La pasta casereccia si lega all'uso della patata, nel caso della preparazione degli gnocchi, mentre come anche in altre parti della Regione, la pasta tipica del luogo è costituita dagli scialatelli, cucinati a San Giovanni in Fiore, alla pecoraia, con l'uso di funghi e carne di maiale.
I secondi si basano soprattutto all'uso della carne del maiale, il re della tavola calabrese e di quella silana. Tipici sono gli arrosti di carne così come ancora d'uso sono le frittule (bollito dei residui della lavorazione del maiale, non più utilizzabili per insaccati e prosciutti). Anche la cacciagione è parecchio diffusa, specie la carne di cinghiale.
La patata, la "regina della Sila", è un prodotto recentemente riconosciuto a livello comunitario con la concessione del marchio IGP[99]. La patata silana, come il pane e i prodotti dell'orto, è alla base della gastronomia sangiovannese. Usata come contorno e come ammendamento per tantissime pietanze locali, la patata fa parte del patrimonio gastronomico locale; sono diffusi piatti di tiella (lett. Teglia – tegame), ovvero un preparato a base soprattutto (ma non solo) di patate con l'aggiunta di un secondo ingrediente che può essere il baccalà, la zucchina e altri ancora.
Anche i prodotti caseari sono parte culturale ed integrante della gastronomia locale. I più diffusi sono la provola, il Caciocavallo silano, la ricotta e il butirro (burrino in italiano). Altri prodotti tipici non conosciuti sul mercato nazionale sono la sciungata, la burrata e le mozzarelle non a pasta filata, tipiche silane. Diffusi sono anche i prodotti caseari ovini come il pecorino.
Al già citato protagonista della tavola calabrese, il maiale, si legano gli insaccati calabresi e sangiovannesi, diffusi anche nel resto d'Italia: la salsiccia calabrese, la soppressata, il capicollo, la spianata calabrese e il prosciutto piccante. Molto diffusa anche a San Giovanni in Fiore è la sardella, pietanza tipica delle aree ioniche, specie a Crucoli, utilizzata come antipasto. Anche le olive meritano una menzione; un variegato trattamento, fatto su questo prodotto, lo ha posto come alimento fra i principali della tavola sangiovannese. Tradizionali sono leolive ammaccate (olive schiacciate), messe in salamoia, preparate con un po' di piccante, o addolcite con prezzemolo ed aglio. Vi sono poi le olive infornate e le olive nere. Un prodotto un tempo molto più diffuso, relegato ai margini della cucina sangiovannese, sono le conserve di “sarde”.
dolci tipici di San Giovanni in Fiore si rifanno alla tradizione popolare del centro sud e della Calabria in particolare. Diffusi sono i dolci come le zeppole, i turdilli (dolci fatti con il miele, i muccellati, i mastacciuoli (preparati con pasta di miele, ripieni di mandorle e cioccolato, molto simili alla reggina 'Nzuddha). Il dolce tipico, preparato in occasione delle festività natalizie è la "pitta 'mpigliata".
L'economia di San Giovanni in Fiore ha subito un forte processo evolutivo nel XX secolo, che ha trasformato un centro montano con economia agricola e artigianale in un centro residenziale ad economia mista. L'evoluzione dell'economia sangiovannese è legata molto all'evoluzione della scolarizzazione della popolazione cittadina, in quanto questo fenomeno ha avviato un forte processo di terziarizzazione che caratterizza la città silana.
L'agricoltura resta la base economica di San Giovanni in Fiore. Molte aziende agricole operano nel territorio, e nell'ultimo decennio si sta assistendo ad una riconversione produttiva delle stesse, con un mutamento che si potrebbe definire a carattere industriale. Le specie territoriali di produzione agricola, sono gli ortaggi in generale, con la specialità della patata silana, (il territorio di San Giovanni in Fiore fa parte della zona di produzione della patata della Sila). Anche la produzione di frutta è piuttosto variegata, specie di pere, mele, ciliegie, ristretta però in ambito locale. Numerosi sono gli allevamenti di bestiame, specie di maiale con la tipicità dell'allevamento del suino nero calabrese, di mucche da latte e da carne, in particolare della razza podolica, così come diffuso è l'allevamento di ovini (pecore e capre).
Il settore industriale è moderatamente sviluppato. Ad inizio del secolo scorso, è sfumata l'occasione per una grande industria legata all'energia(anche se vi sono future prospettive di sviluppo del settore), mentre si è molto contratto il settore del legno: si è passati da 32 segherie ad inizio XX secolo, alle attuali 6. Lo stesso discorso vale per gli opifici, ridotti di dimensione e quasi totalmente scomparsi. Nonostante il ridimensionamento delle segherie, il comparto del legno è quello che ad oggi, si rivela il più attivo e dinamico, grazie soprattutto alla riconversione della lavorazione del legno che non si basa più sul semplice e finalizzato taglio del legname, ma ha assunto i connotati della lavorazione e trasformazione del legno stesso. Molto dinamiche, in questo senso sono le attività industriali basate sulla produzione di mobili, porte ed infissi, e la trasformazione del legno in generale. Anche il settore dell'industria alimentare si è molto vivacizzato nell'ultimo decennio, con il sorgere di attività alimentari legate alla trasformazione e commercializzazione dei prodotti caseari, legati alla lavorazione della carne (specie il maiale), di dolci e di pane, che esportano i loro prodotti in tutt'Italia[98].
Il terziario pubblico è il settore più cospicuo dell'economia sangiovannese, trovando impiego una gran parte della forza lavoro della cittadina. Ciò è favorito dall'impiego pubblico nell'amministrazione, ma anche nell'ospedale cittadino. A questi si aggiungono gli impiegati che trovano lavoro nei servizi assicurativi, nei servizi bancari (con 6 banche sul territorio), e nel servizio all'impresa. Quest'ultimo è un settore a forte crescita e molto attivo, grazie alle case editrici e alle tipografie presenti, che soddisfano una domanda non solo interna ma anche estesa alla provincia ed alla regione, e soprattutto molto attivi sono i laboratori video/fotografici, con professionisti che operano e lavorano prodotti provenienti da aziende di tutt'Italia[112]. Il settore del commercio, è stato, assieme all'edilizia, il settore trainante dello sviluppo economico negli anni settanta e ottanta, favorito dalla posizione baricentrica della cittadina tra i centri provinciali di Cosenza e Crotone, molto sviluppato sia nel settore abbigliamento che in quello ricreativo/ristorativo (bar, rosticcerie, ristoranti e pizzerie). È comunque ampio il ventaglio dell'offerta commerciale, che non presenta vuoti di settore, se si escludono i grandi contenitori dei Centri commerciali.