Ortolana , la mamma di Santa Chiara proveniva da famiglia aristocratica, aveva sposato Favarone, membro di una della famiglie più importanti di Assisi. Aveva viaggiato molto nei lunghi pellegrinaggi, che l'avevano portata a Roma, a San Giacomo di Compostela, S. Michele sul Gargano e anche in Terrasanta. Erano, questi, i pellegrinaggi tradizionali del XII e XIII secolo: viaggi lunghi e pieni di imprevisti, nei quali una donna si poteva arrischiare solo se contava sulla compagnia e sul sostegno di altre donne (familiari, amiche, donne che abitavano nella stessa piazza). Quando partiva per i pellegrinaggi, le vicine più giovani la seguivano, probabilmente con il compito di accudire la sua persona. Nelle biografie di Chiara la figura del padre compare poco, anche perché era spesso assente da casa, mentre quella di Ortolana é presentata in tutta la sua importanza.
A lei era affidata di fatto tutta la gestione della casa, in cui sarà centro della famiglia e diretta educatrice della tre figlie: Chiara, Caterina (che poi riceverà da Francesco il nome di Agnese) e Beatrice.
L'ambiente "nobile" della famiglia suppone e implica in Ortolana da una parte un genio femminile e materno, che si manifestava nella cura pratica delle faccende domestiche, complesse in una casa aperta alla nobiltà assisana, e dall'altra l'attenzione assidua alla formazione umana e religiosa della famiglia. Tali doveri erano talmente ben armonizzati tra loro, che ad Ortolana rimaneva il tempo per compiere pellegrinaggi in luoghi lontani e dedicarsi ai poveri della città. Fu lei ad indicare il nome da dare a Chiara, scegliendone uno del tutto inconsueto nella sua famiglia. Forse aveva voluto fermare, nel nome , la premonizione che aveva avuto prima del parto, quando, mentre pregava il Signore, una voce le aveva preannunciato che avrebbe partorito "uno grande lume, lo quale grandemente illustrerà il mondo" . "Illuminata" da questa profezia, volle che la neonata, rinascendo al fonte battesimale, si chiamasse Chiara, sperando che si realizzasse in qualche modo in seguito la chiarezza di luce promessa, conformemente al disegno d'amore della divina volontà".
Fu sempre Ortolana a guardare con simpatia la nuova vita intrapresa dalla figlia. Fu lei, infine, a seguirla dopo un certo numero di anni. Anche lei, in una Domenica delle Palme, raggiungerà le tre figlie, Chiara, Agnese, Beatrice a San Damiano, restando per sempre con loro e dedicandosi alla cura dell'orticello del convento: "Ortolana di nome e di fatto", come le aveva suggerito Chiara. Dopo aver scritto il suo testamento (che Monaldo troverà ed eseguirà senza protestare, perché non è più l'orso selvaggio di qualche anno prima) e una lettera di addio ai parenti, che restano, lascerà per sempre la sua vita ricca di nobile assisana, vezzeggiata e rispettata. Chiara la accoglierà mormorando "Benedetta colei che viene nel nome del Signore".
Santa Chiara sua madre Ortolana o la fedele compagna Pacifica di Guelfuccio
Dal capitolo di Pentecoste del 1217, la piccola fraternità dei “penitenti di Assisi” si è sentita spinta a partire per annunciare il Vangelo in tutto il mondo. Guidati da frate Elia da Cortona partirono dunque alcuni frati anche per la nuova Provincia di Oltremare o di Siria. A quell’epoca i viaggi oltremare erano riservati ai crociati oppure ai pellegrini: i primi armati per liberare i luoghi santi, i secondi disarmati per visitare gli stessi luoghi santi. Tali viaggi erano, oltre che costosi, molto rischiosi e solo una fede solida poteva motivare a partire e sostenere i rischi e le fatiche dell’ avventura. Pochissimi sanno che, prima di frate Elia e del giovane san Francesco, dalla piccola cittadina umbra di Assisi due “future clarisse” giunsero pellegrine oltremare: si trattava di madonna Ortolana, madre di santa Chiara, e di sora Pacifica di Guelfuccio, ambedue successivamente entrate nella nascente comunità di Povere Dame.
È proprio sora Pacifica a raccontarlo di persona, testimoniando al processo di canonizzazione di santa Chiara nel novembre 1253:«Anche disse che la predetta madonna Chiara era nata de nobile generazione, e de padre e madre onesti [ … J; la madre [ … ] chiamavase madonna Ortolana; la quale madonna Ortolana andò de là dal mare per cagionede orazione e devozione. Et essa testimonia similmente per cagione de orazione andò oltra mare con lei: et anche andarono insieme a Santo Angelo et a Roma» (Proc I,4).Ortolana e Pacifica furono dunque compagne durante i pellegrinaggi che, nel medioevo spingevano i fedeli a raggiungere i luoghi delle indulgenze; in quel periodo possibili solo a Roma alla tomba degli apostoli, a S. Michele arcangelo nel Gargano oppure, come grande eccezione, al sepolcro di Cristo. Ma non furono le sole a partire dalla piccola piazza di Assisi: le Fonti raccontano che Bona di Guelfuccio, sorella di Pacifica e fedele compagna di Chiara negli incontri segreti con Francesco (cf ivi, XVII), era pellegrina a Roma «per la quarantena» quando Chiara lasciò la casa paterna la notte della Domenica delle Palme.Di madonna Ortolana parla anche papa Alessandro IV nella Bolla di canonizzazione di santa Chiara vergine, tratteggiandola «tutta dedita a opere di pietà» e testimoniando che «seguendo i passi della figlia, abbracciò devotamente in quest’Ordine la vita religiosa: nel quale, appunto, questa ottima ortolana, che aveva generato tale pianta nel campo del Signore, chiuse felicemente i suoi giorni» (BolCan lO).Non si conosce il periodo del pellegrinaggio di madonna Ortolana e di sora Pacifica che, con i trasporti di allora, sarà durato diversi mesi. Certamente fu prima del 1211 (o 1212), anno in cui Pacifica entrò nel monastero, pochissimo tempo dopo Chiara: fu sua prima compagna dopo la sorella Agnese e «[ … ] quasi lo dì e la notte per la maggiore parte la serviva» (Proc 1,3) nell’infermità, lungo i 42 anni a S. Damiano. Un significativo indizio sul possibile periodo, è la tregua stipulata da al-Malik al-‘Adil (fratello e successore di Saladino) «nel settembre 1204, della durata di sei anni, che offriva ampi vantaggi ai latini sia sotto il profilo territoriale che nel pellegrinaggio, in particolare con l’apertura dei viaggi devozionali a Gerusalemme e a Nazareth».Quanto di questo pellegrinaggio fu raccontato a santa Chiara? Non ci sono testimonianze dirette, ma si può intuire che l’amore di Chiara al mistero dell’Incarnazione e della Redenzione non fu nutrito solo dalle parole ardenti di Francesco. Infatti, madonna Ortolana, che fin dall’infanzia formava le figlie alla fede e alla pietà (cf. LegCh 1-3), deve averne condiviso e trasmesso la grazia e la gioia:«[ … ] andò una volta per devozione, [Madonna Ortolana] insieme con altri pellegrini, visitando quei luoghi che le sacre orme del Dio fatto uomo hanno consacrato, e ne tornò con gioia» (ivi, 1). “Seguire le orme del Figlio di Dio” è per Francesco e Chiara forma di vita (cf. RegCh VI); vedere e toccare la povertà del Figlio di Dio e della sua santissima Madre, spinse Francesco a vederlo vivo a Greccio e sperimentarlo indelebilmente nella sua carne a La Verna.Pagina piuttosto sconosciuta dell’esperienza di santa Chiara, è quella in cui si racconta che le fu dato di “vedere Betlemme” la notte del suo ultimo Natale, nel 1252, quando fu lasciata sola mentre la comunità era riunita a pregare l’Ufficio divino in chiesa. Si conosce bene il fatto, che ricordano le Fonti, quando le fu data la consolazione di «[ … ] udire li organi e responsori e tutto lo offizio delli frati della chiesa de Santo Francesco» (Proc 111,30).atto che, nel 1958, le meritò di essere proclamata da papa Pio XII patrona della televisione. Ma più e più grande fu però la consolazione di Chiara che – come testimoniato da sora Amata – «vide anche el presepio del Signore nostro Iesu Cristo». Questo episodio sora Amata lo «udì da la predetta madonna Chiara» (ivi, IV, 16). Santa Chiara non si recò fisicamente nei luoghi santi, come sua madre Ortolana o la fedele compagna Pacifica, ma la sua fede le meritò di vedere non le pietre del 1200 o di oggi, ma «el presepio del Signore nostro Iesu Cristo», di intravvedere per qualche istante la Notte santa di Betlemme in cui il «santissimo e dilettissimo Bambino, [fu] avvolto in poveri pannicelli e adagiato nel presepio» (RegCh II,25) dalla sua santissima Madre.In questi 800 anni le figlie di santa Chiara in Terra Santa hanno tessuto la loro piccola storia, fecondata già all’inizio dal martirio delle 74 sorelle del monastero S. Chiara a S. Giovanni d’Acri nel 1291. Dopo sei secoli – nel 1884 – il carisma clariano è tornato a vivere attraverso le comunità dei monasteri di Nazareth e Gerusalemme che ancora oggi custodiscono l’amore per questo stesso mistero di Incarnazione e di Redenzione, in comunione con i frati della Custodia di Terra Santa.m. Maria Chiara Bosco osc.[Fonte: Rivista “Forma Sororum”, 3/ 2019)
Dalla Leggenda di Santa Chiara D’Assisi (FF 3252):“Va’ sicura, anima mia benedetta,perché hai buona scorta nel viaggio. Va’, perché Colui che t’ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo figlio, ti ha amata con tenero amore. E tu, Signore, sii benedetto, che mi hai creata.”