TOMBA DI SANTA CHIARA
O amabile Santa Chiara che nell'ultim'ora della tua vita hai benedetto il Signore per averci creata intercedi per le nostre vocazioni,la pace nel mondo,le nostre famiglie,la fratellanza,l'amore,il rispetto ed il servizio. Desideriamo che il Signore faccia anche di noi uno strumento della Sua pace.
Narrazione del Transito di Santa Chiara.
Da ultimo la vedono
agonizzare per parecchi giorni prima della fine: e cresce in questo tempo la
fede della gente e la devozione popolare. Ogni giorno è anche onorata, come già
santa, dalla visita assidua di cardinali e di prelati. E, ciò che è evento
meraviglioso ad udirsi, pur non potendo prendere alcun cibo per diciassette
giorni, fu dal Signore sostenuta con tanta fortezza che era lei a confortare,
esortandoli al servizio di Cristo, tutti quelli che venivano a
visitarla. Infatti, esortandola il buon frate Rainaldo alla pazienza nel lungo
martirio di così gravi infermità, con voce perfettamente libera da forzature gli
rispose: «Da quando ho conosciuto la grazia del Signore mio Gesù Cristo per
mezzo di quel suo servo Francesco, nessuna pena mi è stata molesta, nessuna
penitenza gravosa, nessuna infermità mi è stata dura, ratello carissimo!».
Poi, facendosi più vicino il Signore e già quasi stando sulla soglia, Chiara
vuole che le stiano accanto sacerdoti e frati spirituali, che le ripetano la
Passione del Signore e sante parole. E appena tra di essi le appare frate
Ginepro, famoso per saper vibrare ardenti giaculatorie al Signore, con calde
parole dal cuore, animata da rinnovata letizia gli chiede se abbia lì pronto
qualcosa di nuovo riguardo al Signore.
Ed egli, aprendo la bocca, dalla fornace del cuore ardente libera fiammeggianti
scintille di parole, e la vergine di Dio trova grande consolazione nelle sue
parabole.
Infine si volge alle figlie in lacrime,
raccomandando loro la povertà del Signore e ricorda lodando i benefici divini.
Benedice devoti e devote sue e implora larga grazia di benedizione su tutte le
Donne dei monasteri poveri, sia presenti che futuri.
Chi potrebbe narrare il resto, senza piangere?
Sono lì presenti quei due benedetti compagni del beato Francesco, dei quali uno,
Angelo, lui stesso in lacrime, consola le afflitte; l'altro, Leone, bacia il
giaciglio di Chiara morente. Piangono le figlie desolate il distacco dalla loro
pia madre e la accompagnano con le lacrime mentre se ne va, sapendo che non la
vedranno più. Si dolgono con immensa amarezza che, insieme con lei, sparisca
ogni loro consolazione e che, lasciate nella valle delle lacrime, non saranno
più consolate dalla loro maestra. A stento il pudore, esso solo, trattiene la
mano dal ferire i corpi e la vampa del dolore è resa ancora più acerba dal fatto
che non le si permette di sfogare in manifestazioni esterne di cordoglio. Il
rigore claustrale impone il silenzio, la violenza del dolore strappa gemiti e
singhiozzi. Le gote sono tumefatte per le lacrime e ancora la piena del cuore,
straziato dal dolore, alimenta il rivolo del pianto.
Volgendosi poi a se stessa, la vergine santissima parla silenziosamente alla sua
anima: «Va' sicura - le dice - perché hai buona scorta, nel viaggio. Va', perché
Colui che t'ha creata, ti ha santificata e sempre guardandoti come una madre suo
figlio, ti ha amata con tenero amore». «E tu, Signore - soggiunge - sii
benedetto, che mi hai creata».
TOMBA SAN FRANCESCO |