I MIRACOLI DI SANT'ANTONIO

TOMMASINO E IL PANE DI SANT'ANTONIO

Tommasino aveva solo 20 mesi e viveva con i suoi genitori vicino alla Basilica del Santo. Un giorno la mamma lo lasciò da solo un attimo a giocare in cucina dove c’era un gran pentolone pieno d’acqua sul fuoco. Il bambino prende uno sgabello e comincia a guardare nel pentolone e vedendo la sua immagine cerca di toccarla. Perde l’equilibrio e cade dentro l’acqua bollente. Subito dopo arriva la mamma e potete immaginare lo shock di quando la povera donna vede le gambette del bimbo che escono dal pentolone. Piangendo e urlando, lo tira fuori, ma il bimbo non dà segni di vita. Al sentire le urla della donna, ben presto molta gente arriva nella casa, tra queste persone ci sono anche dei frati della Basilica. Nel vedere i frati, la donna pensa subito a Sant’Antonio, il Santo dei miracoli, e comincia a supplicarlo affinché l’aiuti, promettendo che se il bambino fosse ritornato in vita avrebbe donato ai poveri tanto pane quanto pesava il bambino. Non dimentichiamoci che era povera gente e che tutto quel pane per lei rappresentava una fortuna. Mentre la donna stava ancora pregando, Tommasino si risvegliò come da un sonno. Da quel momento in poi nacque la tradizione del “pondus pueri”, in italiano “peso del bambino”; attraverso cui, i genitori promettono al Santo di dare in beneficenza una quantità di pane uguale al peso dei propri figli, in cambio della loro protezione.

Perché a Napoli il numero 13 porta fortuna?

Come detto, il simbolismo rappresenta una forte costante nella storia di Sant’Antonio da Padova, soprattutto sotto l’aspetto numerico. Qualora vi foste mai chiesti il motivo per il quale il numero 13 sia un numero fortunato, a dispetto del pensiero comune vigente nel resto del mondo per il quale si tratti di una cifra nefasta, in questa sede i vostri dubbi saranno finalmente sanati. Il numero 13 è identificativo di Sant’Antonio. La cifra ricorre molte volte nella storia del Santo, essendo la data della sua morte e corrispondendo al numero di miracoli che compie ogni giorno. I fedeli rivolgono 13 invocazioni a Sant’Antonio per il miracolo e portano 13 pezzi di pane al Santuario di Padova, come nel resto d’Italia, come gesto di devozione. Durante le celebrazioni, i pezzi porti in sacrificio vengono spezzati in parti più piccole, in modo da simboleggiare la moltiplicazione del pane esplicata nei Vangeli.

 

  

Mentre Antonio si trovava a Padova, a Lisbona un giovane uccise di notte un suo nemicoe lo seppellì nel giardino del padre di Antonio. Trovato il cadavere venne accusato il proprietario del giardino. Costui non riuscì a dimostrare la sua innocenza. Antonio si recò Lisbona e poichè il giudice non credeva all'innocenza del padre,Antonio richiamò in vita il corpo dell'ucciso e gli chiese : "E stato mio padre ad ucciderti? Il giovane rispose no non è stato tuo padre" e ricadde supino tornando cadavere .Allora il giudice si convinse dell'innocenza del padre di Antonio e lo lasciò andare.

BILOCAZIONI DI SANT'ANTONIO

Antonio teneva aMontpellier in Francia un corso di predicazione. Durante il discorso nella Chiesa Cattedrale si ricordò che quel giorno toccava a lui cantare l'Alleluia durante la messa conventuale che si celebrava nel suo conventoed egli nomn aveva inacricato nessuno per sostituirlo. Allora sospeso il discorso,si tirò il cappuccio sul capo e rimase immobile per alcuni minuti. Nel medesimo tempo i frati lo vider nel coro della loro Chiesa e lo udirono cantare l'Alleluia. Al termine del canto i fedeli della Cattedrale di Montpellier lo videro scuotersi come dal sonno e riprendere la predica.

 

MARTEDI' DI SANT'ANTONIO

Perchè il Martedì è il giorno di Sant'Antonio. Il Martedì è il giorno in cui si celebrarono i funerali di Sant'Antonio, in seguito alla morte avvenuta Venerdì 13 Giugno. Un modo molto diffuso e di origini antiche per rendere omaggio a S. Antonio di Padova. La pratica dei 13 Martedì. I devoti del Santo da sempre amano ricordarlo con particolare fervore e per questo si preparano alla sua festa rivolgendosi a lui ,in particolare, nei tredici Martedì che precedono il Tredici Giugno girono della Sua nascita al cielo. Una devozione legata ai funerali del Santo avvenuti il Martedì 13 Giugno 1231, ma nata nel 1617. In quell'anno una pia donna bolognese,ricorrendo al Santo,per una grazia particolare ebbe di notte la visione del Santo."Visita per nove Martedì la mia immagine nella Chiesa di san Francesco e sarai esaudita" . La donna affidandosi pienamente obbedì senza esitazione a ciò che nel sogno le era stato ordinato. Al termine dei nove Martedì la preghiera fu esaudita . Un bambino , dopo vent'anni di matrimonio, veniva a rallegrarle la casa portandole pace in famiglia. I Martedì furono dai devoti portati al numero di tredici ma tradizione vuole che siamo solo nove : particolarmente esaudite sono le richieste di maternità.

 Sappiamo benissimo come il Santo di Padova sia famoso per le grazie che estende per sua intercessione. La pia pratica dei ‘martedì di Sant’Antonio’ è antichissima; I tredici martedì servono benissimo come preparazione alla festa, ma possono praticarsi anche nel resto dell’anno. Ecco la preghiera da recitarsi in questo primo martedì: PRIMO MARTEDI’: S. Antonio esempio di fede. Sant’Antonio, santo degli orfani e dei poveri, misericordiosi ti imploriamo, riconoscendo la tua potente intercessione presso la maestà divina. Sappiamo benissimo che le nostre parole sono vuote e senza fede, senza quella fede che muove le montagne e la misericordia di Dio; ebbene in virtù di questa fede che ha animato la tua vita con un esempio tangibile, ti chiedo di esaudire la grazia che imploro (esprimere la grazia che si chiede) e ti supplico perché per tua intercessione, possa ricevere la guarigione dell’anima ed essere testimonianza viva della stessa fede in Dio che è Padre, che è Figlio, che è Spirito Santo. Amen. Gloria al Padre

Per un maggior conforto ci piace riportare uno dei tanti miracoli sulla fede di Sant’Antonio di Padova: Il Miracolo del Santo sulla Fede: Un certo soldato di nome Aleardino, eretico fin da fanciullo perché figlio di eretici, dopo la morte di Sant’Antonio, si recò a Padova con tutta la famiglia. Un giorno, stando a tavola, si parlava tra i commensali dei miracoli che faceva il Santo alle preghiere dei suoi devoti. Ma mentre gli altri lodavano la santità di Antonio, Aleardino contraddiceva, anzi prendendo in mano il bicchiere disse: “Se colui che voi chiamate santo conserverà intatto questo bicchiere, crederò a quanto mi raccontate di lui, altrimenti no”; e in così dire gettò giù dalla terrazza ove pranzavano il bicchiere di vetro che aveva in mano. Tutti si volsero per vedere l’enorme balzo del bicchiere precipitato dalla terrazza con tanta forza, che il fragile vetro, pur andando a cadere sulle pietre, non si ruppe. E questo sotto gli occhi di tutti i commensali e di molti cittadini che si trovavano sulla piazza. Alla vista del miracolo il soldato si pentì e corso a raccogliere il bicchiere, andò a mostrarlo ai Frati raccontando l’accaduto. Non molto tempo dopo, istruito nei Sacramenti, ricevette il santo Battesimo assieme a tutti quelli della propria famiglia, e per tutta la vita, fermo nella sua fede, divulgò sempre le meraviglie divine.

Padova -  Basilica di Sant'Antonio .Scuola del Santo- salone "il Miracolo del Bicchiere" affresco di Girolamo Tessari detto Girolamo del Santo 1511

il marito geloso la cui moglie pugnalata per gelosia viene risanata dal Santo

EZZELINO DA ROMANO

Antonio fu il difensore dei poveri, sempre e dappertutto, sfidando a viso aperto gli oppressori. Basti richiamare un solo episodio: l’incontro con il famigerato Ezzelino da Romano. Quando infatti viene a sapere di una terribile strage di uomini perpetrata dal temuto tiranno presso Verona, lo vuole incontrare e gli riserva parole durissime .O nemico di Dio, tiranno spietato, cane rabbioso, fino a quando continuerai a versare sangue innocente di cristiani? Ecco, ti pende sopra il capo la sentenza del Signore, terribile e durissima!a la reazione di Ezzelino è inaspettata: invece di dare l’ordine alle sue guardie di trucidare il frate francescano, comanda che sia allontanato senza violenza. E aggiunge . "Commilitoni, non stupitevi di ciò. Vi dico in tutta verità, che ho visto emanare dal volto di questo padre una specie di fulgore divino, che mi ha atterrito al punto che, di fronte a una visione così spaventosa, avevo la sensazione di precipitare subito all'inferno". Da quel giorno Ezzelino ebbe in grandissima devozione il Santo e, finché questi visse, si tirò indietro da molte atrocità che avrebbe voluto perpetrare, come confidava egli stesso. 

Ezzelino III da Romano (1194 - 1259) fu coetaneo di sant’Antonio. Capo militare e personalità politica fredda e spietata. Visse nella mira di crearsi nel Veneto un dominio personale. Ghibellino, alleato dell’imperatore Federico II, di cui sposò la figlia Selvaggia, venne scomunicato nel 1254. Perse Padova nel ’56; proprio in seguito a questa sconfitta fu compiuta la strage dei padovani cui allude, acronisticamente, il testo della Benignita

dipinto di IANN'ANTONIO CORONA scuola del Santo . Aula Adunanze.

Miracolo eucaristico della mula, che dopo lungo digiuno rifiuta la biada ed il fieno e si prosterna di fronte all'Eucarestia

la presenza immanente di Cristo nella Storia, attribuito a Girolamo Tessari detto dal Santo (1515 c.).

Nella regione di Tolosa, l’uomo Santo, discusse con veemenza intorno al Sacramento dell’Eucaristia con un eretico incallito quasi fino a convincerlo della verità della fede. Costui, dopo molto disputare, aggiunse: «Ebbene, lasciamo le chiacchere e veniamo ai fatti. Se tu, Antonio, riuscirai a provare con un miracolo, alla presenza di tutti, che lì sia il Corpo di Cristo, io abiurerò ogni eresia e mi sottometterò al giogo della fede.» Il Santo promise con grande fiducia che lo avrebbe fatto e l’eretico riprese: «Io terrò chiuso per tre giorni un mio mulo e gli farò provare i tormenti della fame. Passati i tre giorni, lo tirerò fuori alla presenza della gente ivi riunita e gli mostrerò la biada pronta. Tu intanto starai di fronte all’animale, tenendo in mano ciò che affermi essere il Corpo di Cristo. Se la bestia, sfinita dal digiuno, trascurerà il cibo, affrettandosi verso quel Dio, che secondo te dev’essere adorato da ogni creatura, crederò sinceramente alla fede della chiesa. » Subito il Santo uomo diede il suo assenso... Il giorno stabilito è presente quell’eretico con assiepata la caterva dei suoi perversi complici e mena fuori il mulo tormentato dalla fame; accanto, viene disposta la biada. Sant’Antonio celebra intanto in una cappella sorgente nei pressi. Terminato il rito della messa, porta al cospetto del popolo il Corpo Santissimo di Cristo e, imponendo il silenzio, dice al mulo: «In virtù ed in nome del tuo Creatore, che io, per quanto indegno, tengo veramente tra le mani, dico e comando a te, o animale, di accostarti immediatamente e umilmente e di prestargli la dovuta venerazione, affinchè i malvagi eretici si persuadano che ogni creatura è soggetta al suo Creatore, che il sacerdote abitualmente tiene tra le mani sull’altare.» Frattanto l’eretico offre al mulo affamato il cibo. Evento mirabile! L’animale, stremato dal digiuno, dopo aver ascoltato l’invito di sant’Antonio, trascurando il foraggio, subito, inchinando la testa fino ai garretti, piegò le ginocchia davanti al vivifico Sacramento. Gioia dei cattolici, meritata desolazione degli eretici. E quel miscredente, avendo abiurato ogni eresia, secondo la promessa, riabbracciò la fede e prestò obbedienza ai precetti della chiesa. 

La scena si svolge all’aperto in un paesaggio collinare ove si scorge una cittadina fortificata con tanto di porta e di torre rotonda, forse Asolo (signoria della Regina di Cipro Caterina Cornaro, mecenate del Giorgione amico e collega del Tiziano). Su tutto domina un cielo in parte coperto da nubi scure sulla sinistra dove si trova il giovane peccatore ed in parte dai colori sereni e caldi del tramonto, sulla destra dove opera la santità di Antonio. Al centro l’albero della vita proteso verso l’infinito del cielo al di sotto del quale avviene il miracolo. A terra, un giovane dal colorito cereo, ormai esangue, con il piede destro quasi staccato dal quale sgorga del sangue, rivestito di una camicia bianca tirata con le forze residue a coprire le parti impudiche mentre le spalle sono rivestite di una semplice giubba di un intenso colore rosso. A sostenergli la testa una giovane donna, affianco alla quale sta la madre che inginocchiata si protende verso Sant’Antonio per implorarne il miracolo. Il Santo frate impone la mano verso il giovane in atto di benedizione ed intercessione. La scena è affollata da cortigiani riccamente abbigliati, tra i quali con una folta capigliatura riccioluta si riconosce il Giorgione, che sorregge uno scudo con incisa un’araba fenice che risorge dal rogo delle proprie ceneri, simbolo di longevità, di fama imperitura e per i cristiani anche di immortalità. Il Giorgione guarda il giovane a terra come se quello fosse il corpo devastato dalla malattia dal quale la sua anima, rappresentata dal ritratto in cui appare bello e giovane, si è ormai distaccata a pegno dell’eternità rappresentata dallo scudo con la fenice che egli stesso regge e dall’albero della vita che si diparte proprio dietro il suo capo verso il cielo. Alla destra del Giorgione, un altro personaggio della corte asolana, il Cardinale Pietro Bembo (Venezia20 maggio 1470 – Roma18 gennaio 1547; letterato fondatore delle regole della lingua italiana, mecenate e collezionista inventore del Rinascimento), riconoscibile dalla calvizie e dalla folta e lunga barba bianca; personaggio che il Tiziano avrebbe ritratto anche nel 1539 (opera ora conservata National Gallery of Art di Washingtoncondo un’interpretazione corrente, pur nella fedele rappresentazione del miracolo, dunque, il Tiziano ha voluto rendere qui un pubblico omaggio al Giorgione, che lo aveva chiamato negli anni precedenti a dipingere con lui il Fondaco dei Tedeschi a Venezia e che era scomparso l’anno precedente, probabilmente di peste, simbolizzata dalla sinopia di un mostriciattolo nell’erba all’angolo inferiore di destra del dipintDalla Benignitas (17, 37-40)ccadde un’altra volta che un uomo di Padova, di nome Leonardo, fra altri peccatori che venivano confessandosi, si accusò di aver percosso con un calcio sua madre, e con tale violenza da farla cadere per terra. L’uomo di Dio, inorridito, in fervore di spirito lo rimproverò duramente e, insieme con altre parole di deplorazione, soggiunse: “Il piede che colpisce il padre o la madre dovrebbe essere amputato”Quel sempliciotto non capì il senso della frase e, nel rimorso per la colpa commessa e angosciato per le aspre parole del Santo, rincasò in tutta fretta e immediatamente si recise il piede. La notizia di una punizione così crudele si diffuse in un baleno per tutta la città e giunse all’orecchio della madre di Leonardo. Costei, tornando prontamente a casa sua, vide il figlio così mutilato. E saputane la motivazione, si diresse al convento dei frati e a gran voce si lamentava, incolpando frate Antonio di essere stato istigatore del suicidio di suo figlio.Santo cercò di calmarla e di spiegarle il proprio comportamento. Poi, dirigendosi all’abitazione dello sventurato, dopo aver premessa una supplichevole e devota orazione, congiunse alla gamba il piede tagliato, facendovi contemporaneamente il segno della croce e passandovi sopra con le sue sacre mani varie volte. All’istante, il piede restò perfettamente inserito alla gamba, così che quell’uomo balzò in piedi allegro e risanato, esultando, saltando e lodando Dio.

SANT'ANTONIO PREDICA AI PESCI

Come nella vita di san Francesco c’è la predica agli uccelli, nella vita di Antonio c’è la predica, non meno fantasiosa e poetica, ai pesci. Sarebbe avvenuta a Rimini. La città era ben salda in mano a gruppi di eretici.All’arrivo del missionario francescano, i capi danno la parola d’ordine: chiuderlo in un muro di silenzio. Di fatto, Antonio non trova a chi rivolgere la parola. Le chiese sono vuote. Esce in piazza, ma anche lì nessuno mostra di accorgersi di lui, nessuno fa caso a quello che dice. Cammina pregando e pensando. Arrivato al mare, vi si affaccia e comincia a chiamare il suo uditorio:

"dal momento che voi dimostrate di essere indegni della parola di Dio, ecco, mi rivolgo ai pesci, per confondere più apertamente la vostra incredulità" . I  pesci affiorano a centinaia, a migliaia, ordinati e palpitanti, ad ascoltare la parola di esortazione e di lode

 

 

Altri miracoli di Sant'Antonio : 1 il marito geloso la cui moglie pugnalata per gelosia viene risanata dal Santo 2 il giovane resuscitato dal Santo. Il santo,prodigiosamente trasferitosi in Portogallo,risuscita un giovane perchè riveli l'identità del suo vero assassino così da scagionare il padre di Antonio nel cui orto il cadavere era stato occultato. 3 la giovane resuscitata . una ragazza annegata resuscitata dal Santo 4 il bambino resuscitato , il nipotino di Sant'Antonio.5 il bicchiere intatto dopo essere stato scagliato a terra per sfida ad uno che non credeva nella predicazione e nei prodigi operati da Sant'Antonio.6 Sant'Antonio fa parlare un neonato perchè attesti la fedeltà della madre ingiustamente sospettata da un marito geloso.

IL DONO DELL'UBIQUITA'

Quante soglie ha dovuto attraversare Sant’Antonio per arrivare a essere quello che è, lasciandosi alle spalle punti fermi, risultati raggiunti, appartenenze sicure, affetti imperdibili. Quanti confini ha dovuto oltrepassare, forse talvolta anche violare, per giungere finalmente a casa, la sua casa c’è poi arrivato, o è giunto fin lì solo per scoprire che davanti a lui si apriva l’ennesima porta, si srotolava l’ennesimo sentiero, si preannunciava l’ennesima avventura. Cosa ha imparato a lasciarsi indietro, con rammarico e forse nostalgia, ma anche con fiducia, sempre più leggero e meno impacciato, e perciò spedito.Questa allora la povertà che San Francesco gli ha testimoniato e insegnato non è forse anche la libertà che ci ha promesso Gesù: «la verità vi farà liberi» (Gv 8,32). Ma come fa uno ad avere tutto il coraggio necessario a muovere il primo passo oltre. Per Antonio, in quel momento ancora Ferdinando, ha comportato uscire di casa ed entrare nel monastero agostiniano di Lisbona. Da lì al monastero di Coimbra, e dall’Ordine degli agostiniani, alla chiesetta di S. Antonio dos Olivais, e all’Ordine dei frati minori. Per diventare Antonio. Dal… al…ove sta la fine, quando il bigliettaio che è Dio ti ha staccato un biglietto di viaggio in bianco? la vita sta sempre altrove, o almeno un po’ più in là. A noi, come successe ad Antonio, il compito di vivere da… spostati!

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