SANTUARI DELLA PROVINCIA DI CROTONE
pagina in costruzione e ....grazie
a Pro Loco Platania e
CALABRIA IN FOTO
Belvedere Spinello :
Santuario Madonna della Scala
Il Santuario della Madonna della Scala prende il nome dalla scultura in pietra
della Vergine, con il bambino Gesù sul braccio destro - conservata al suo
interno - dietro la quale vi è dipinta una scala che conduce ad una piccola
porta su cui appare la scritta “Questa è la scala che ti condurrà a Me”.
L’impianto religioso, noto anche come “Santuario di Maria Santissima della
Pietà”, risale al Seicento; esso presenta un nicchia tratta dal tronco di gelso
dalla quale si vuole la Vergine sia apparsa, secoli or sono, ai contadini. Fino
a qualche anno fa, dal tronco di gelso – ora murato – germogliavano splendidi
rami che venivano raccolti e conservati dai pellegrini in segno di devozione.
Cirò Marina.Santuario
Madonna d'Itria
La tradizione vuole che il santuario sia stato fondato ai tempi di Costantino,
in seguito ad un evento miracoloso.
Una fanciulla andò a raccogliere la legna su un colle e le apparve un vecchio
che, dopo averla rassicurata, le disse di riferire alla madre e al sacerdote don
Martino di recarsi sulla spiaggia, in un luogo chiamato la "fossa del lupo",
perché lì avrebbero trovato una cassa nella quale era chiusa una bombola con
dentro l'immagine della Madonna, di prenderla e portarla su quel colle dove
avrebbero dovuto edificare un tempio in Suo onore.
La giovanetta non riferì nulla a sua madre e il giorno seguente si ripeté la
medesima scena. Tornata a casa fu colta da apoplessia e, riavutasi a stento,
raccontò tutto alla madre, la quale recatasi con don Martino sul luogo loro
indicato rinvennero questa cassa che galleggiava sulle onde. Il sacerdote entrò
nel bosco per cercare un bastone e tirare a riva la cassa e venne aiutato da due
eremiti che scomparvero dopo aver accompagnato il sacerdote e la donna sul
colle.
Crotone
Santuario Santa Maria Capocolonna
La tradizione di questo Santuario vuole che l'immagine della Vergine sia stata
portata a Crotone da S. Dionigi Aeropagita, primo Vescovo di Crotone, e che sia
stata dipinta da S. Luca. La sacra l'immagine su tela è probabilmente opera
bizantina, nel corso dei secoli ha subito vari restauri ad opera di artisti
diversi.
La tradizione narra che, nel 1519, i turchi assediarono la città di Crotone
mettendo a ferro e fuoco tutto. Nella loro opera di distruzione, essi non
risparmiarono gli edifici sacri: distrussero tutto ma, quando provarono ad
incendiare la tela della Vergine non vi riuscirono. Intimoriti dall’accaduto, i
turchi buttarono il quadro in mare; ma presto, questo riapprodò dolcemente a
riva dove venne trovato e portato in salvo da un pescatore. Da allora la sacra
icona è conservata presso la cappella ottocentesca del Santuario di Santa Maria
di Capocolonna e onorata con una grande festa che si tiene la terza domenica di
maggio. L’opera su tela è certamente di stile bizantino.
Nel V secolo a.C., dove oggi sorge il Santuario, emergeva un tempio pagano - in
stile dorico- dedicato alla Dea Hera Lacinia, che conteneva immensi tesori tra
cui la Veste di Alcistene.
Sul promontorio Lacinio ora sorge la chiesa dedicata alla Madonna di Capo
Colonna: al culto pagano di Hera, la dea più importante dell'Olimpo, si è
sostituito il culto cristiano della Madonna regina dei cieli.
Crucoli
Santuario Maria Santissima di
Manipuglia
Secondo la tradizione, la fondazione della Chiesa di Manipuglia si deve far
risalire ad un miracolo che portò alla guarigione, da parte della Vergine, di
una giovane donna inferma originaria di Valleverde. Questa ragazza, per
raggiungere Crucoli, si era persa nel fitto bosco di Manipuglia e, per
ristorarsi, si era appisolata sotto il verde degli alberi. Mentre dormiva, sognò
l’immagine della Vergine: svegliatasi, la giovane si accorse di non essere più
inferma e notò che il bastone, che ella usava per camminare, si era trasformato
in una splendida pianta d’ulivo verdeggiante. Velocemente, riprese il cammino e
giunse a Crucoli: qui narrò dell’accaduto e della grazia ricevuta e, in cambio,
si diede da fare affinché fosse realizzata una Chiesa nel bosco, in onore della
Vergine. L’antica chiesa di Manipuglia venne edificata nel Trecento: la Madonna
accorse nuovamente e più volte in soccorso ai crucolesi, salvandoli da numerose
calamità naturali. Con il passare dei secoli, il fabbricato si logorò; pietose
erano le condizioni della chiesa nei primi del Novecento, tanto che, al termine
dei conflitti mondiali, nel 1943, il parroco don Mario Ferraro decise di dare
inizio ad una serie di lavori di restauro e rinnovo. Tra le opere realizzate nel
Novecento, segnaliamo la bellissima vetrata a raggiera del pittore triestino
prof. Luciano Batoli, realizzata nel 1962. La festa della Madonna di Manipuglia
si celebra la terza domenica di maggio.
Isola Capo Rizzuto
Santuario Madonna Greca
Il primo Santuario dedicato alla Madonna Greca risale all’anno Mille: è in
quell’epoca che dobbiamo rintracciare l’inizio del culto della sacra immagine
della Vergine, raffigurata, su una tela bizantina di grande interesse, mentre
tiene in braccio il Bambino. Il Santuario che oggi vediamo, invece, è di chiara
origine Rinascimentale. Il portale, del Seicento, si apre su un’elegante
fiancata barocca; il campanile è del Cinquecento. L’interno è a tre navate.
La festa della Madonna Greca si celebra il 5 agosto di ogni anno: secondo la
tradizione, infatti, tantissimi secoli or sono, fu in quel giorno che un
pescatore trovò – presso l’insenatura di Isola Capo Rizzato - l’effigie della
Beata Vergine proveniente dall’Oriente. Sempre secondo la tradizione, inoltre,
nello stesso giorno dell’anno 1100, il primo vescovo dell’isola portò in
pellegrinaggio la popolazione proprio in quel luogo, per chiedere alla Vergine
la salvezza dalla siccità: il miracolo fu compiuto e da allora, ogni anno, gli
abitanti di Isola ringraziano la Madonna Greca con suggestivi festeggiamenti sul
mare.
Nel 1991 è stata posta la prima pietra per la costruzione del nuovo santuario
dedicato alla Madonna Greca, costruito a Capo Rizzato in circa 6-7 anni.
Petronà
Santuario Maria Santissima di
Costantinopoli
La primitiva chiesa con l'unito romitorio per il custode, sorse nella seconda
metà del '700, forse da opera di un devoto mandriano, visto che il rifugio
faceva comodo ai pastori che in primavera transumavano le mandrie dalle marine
del Marchesato verso le boscose montagne della Sila.
In questo luogo all'inizio sorse soltanto una nicchia o "cona" con l'immagine
della Madonna di Porto detta anche di Costantinopoli, che si venera a Gimigliano.
La piccola chiesa subì nel tempo delle trasformazioni: nel 1813 fu rialzata e
allungata; nel 1939 fu sopraelevata di un metro e fu ricostruito il campanile;
nel 1954 fu decorato l'altare e rifatto il pavimento.
La pietà popolare afferma che la statua della Madonna sia stata scolpita a Serra
S. Bruno da un artista ignoto, che oltre alla statua di Petronà, ne scolpì
un'altra per Rocca Bernarda. Entrambe le statue risultarono di bella fattura, ma
una di esse sembrò più espressiva e l'esecuzione più accurata. I sindaci dei due
paesi cominciarono a contendersi la più bella.
L'artista, saputo che per lungo tratto le due statue avrebbero fatto la stessa
strada, propose loro una soluzione: i carri trainati dai buoi, che avrebbero
dovuto trasportare le due effigi, dovevano essere lasciati senza guida qualche
metro prima del bivio che conduceva ai due paesi, lasciando la scelta alla
Madonna.
Così fu fatto e la statua più bella prese la via per Petronà, dove fu collocata
nella Chiesa Matrice. Da qui, durante la fiera di Pentecoste, era portata in
processione fino alla chiesetta della "Cona" e poi riportata alla Matrice. Dopo
la solenne processione, mentre si discendeva al paese, la statua si rese
pesantissima, tanto che trenta giovani non riuscirono a farla avanzare di un
passo: si comprese allora che la Madonna voleva restare nella sua chiesetta
Rocca di Neto
Santuario Madonna delle Setteporte
Costruita nel 1662, la Chiesa di Setteporte rappresenta uno dei luoghi sacri più
cari alla tradizione popolare. La Madonna di Setteporte viene venerata
unicamente a Rocca di Neto. Il dipinto che la raffigura risale alla seconda metà
del 1400, e porta la data di restauro del 1809.
La tela nel suo insieme rispecchia molto lo stile cinque o seicentesco. I
festosi movimenti degli angeli fanno ricordare gli angeli raffigurati
nell’Immacolata del Murillo, mentre la dolcezza della Vergine ricorda la soavità
e profili del Dolci. Le fattezze del dipinto ed il periodo storico in cui è
stato concepito, ci fanno risalire a quella schiera di pittori anonimi
appartenenti alla Rinascenza. Questo quadro, sebbene non possa essere definito
una tela capolavoro, riesce ad attrarre l’occhio dell’osservatore grazie al
dolce volto della Madonna ed alla spigliata naturalezza degli angeli, che
nell’insieme danno al quadro una bellezza non comune. Facendo risalire il quadro
alla seconda metà del 1400, il dipinto è da collocarsi nella “celletta
dell’eremita” che costituiva una parte della chiesa costruita nel 1662. Oggi di
questa celletta non rimangono tracce, mentre il santuario a causa di terremoti
ed altri eventi naturali è stato più volte ristrutturato, tanto da perdere
alcune delle caratteristiche basilari che lo caratterizzavano come l’antico
tetto sostenuto da travi di legno o le strisce di lesene che caratterizzavano la
facciata principale e di cui oggi non è visibile nessuna traccia. Nel 1902
l’Arciprete Mancini commissionò la statua della Madonna di Setteporte. La statua
è una scultura moderna in legno, eseguita ad imitazione del quadro dallo
scultore Gennaro Cerrone di Napoli che la consegnò ai rocchitani personalmente.
“Sette porte” sta ad indicare le sette grazie che la Madonna concesse alla
popolazione, implorante perché abbattuta dall’esasperazione e dalle angustie
della vita.
In quel lontano 1460 nel feudo di Rocca di Neto regnava l’affanno e la
disperazione a causa della feroce rappresaglia scatenata dal principe di Rossano
Marino di Marzano, che si era visto togliere il feudo di Rocca di Neto. I sette
privilegi di carattere politico-economico furono concessi da Ferdinando
d’Aragona ma attribuiti dalla credenza popolare alla Madonna di Setteporte. Nel
1844 la Chiesa di Setteporte fu testimone di un grande avvenimento storico, i
fratelli Attilio ed Emilio Bandiera provenienti da Corfù, sbarcarono presso la
foce del Neto e nel dirigersi verso la Sila passarono davanti al nostro
Santuario.
San Mauro Marchesato
Santuario Madonna del Soccorso
Alle porte di San Mauro Marchesato, all’incrocio della strada per il centro
cittadino con la statale 109 per Santa Severina e San Giovanni in Fiore, sorge
il Santuario detto della Vergine del Soccorso. Si tramanda che al posto
dell’attuale sacro sito crescesse un foltissimo roveto dove sarebbe stato
trovato un quadro della Madonna e portato in paese nella chiesa parrocchiale(di
cui diremo più avanti) e da qui sparisse e a più riprese venisse ritrovato nel
primario luogo del rinvenimento. Da ciò ne discese che la Madonna volesse eretta
una chiesa nel punto preciso dove ora è venerata. La zona circostante il
Santuario è denominata "le forche" ed ha sempre suscitato paure ed ansie fra la
gente e la tradizione ci dice che durante le tante guerre vi si nascondevano
soldati e orde turche ed il titolo dato alla Vergine fa pensare al soccorso dato
alla popolazione. Il Santuario fu costruito in data molto remota e comunque nel
1745 fu ricostruito a seguito di un terremoto, come si ricava dalla scritta sul
portale.
Di notevole interesse artistico è la cupola della chiesetta poggiante su pianta
quadrata con tamburo rotondo, ricoperta di tessere ovoidali variopinte alla
maniera mosaicale.
Sull’altare centrale policromo e sostenuto da due colonne, appare il quadro
della Vergine del Soccorso, probabilmente del ‘700 e protetto da una cornice
vitrea offerta nel 1949 dai dipendenti delle Ferrovie Calabro Lucane,
probabilmente per un licenziamento in massa miracolosamente scongiurato. La
sacra icona è festeggiata solennemente la prima domenica di giugno con grande
concorso di fedeli dei paesi limitrofi.
Scandale
Santuario Madonna di Condoleo
Le origini della devozione alla Madonna del Condoleo (che significa”dolore con
partecipazione”) non sono storicamente dimostrabili. Il Santuario del Condoleo
pare sia stato in un primo tempo ubicato in un fondo denominato "Stella",
appartenente allo stesso Santuario, con attiguo un Monastero di Monaci forse
basiliani, i cui ruderi sono ancora visibili.
In un secondo tempo l'immagine sacra fu trasferita nella chiesa dell'Annunziata,
attigua al locale cimitero.
Nel 1900, grazie ai contributi di cittadini di Scandale emigrati a Utica , in
America, venne edificato l'attuale Santuario. Le fondamenta però, risultarono
errate per cui fu dichiarato inagibile e solo cinquant'anni dopo con la
mediazione di Mons. Pietro Raimondi, amministratore apostolico, gli italiani
d'America inviarono le somme necessarie per i restauri delle fondamenta e del
solaio, per cui il Santuario di Condoleo, ritornò agli antichi splendori. La
sacra Immagine rubata nel 1960 e ritrovata dopo alcuni anni dai Carabinieri, si
venera nell'adiacente "Villa Condoleo", una struttura ben organizzata che dal
dopoguerra ha accolto e accoglie creature inermi e abbandonate.
Il 26 luglio 1987, per riparare all'atto sacrilego del furto delle corone
avvenuto nel 1967, in occasione della ricorrenza della festa annuale il Vescovo
G. Agostino impose la nuova corona d'oro che il parroco-rettore, don Renato
Cosentini, era riuscito a far preparare dall'orafo crotonese Gerardo Sacco, con
il contributo della locale banca e del popolo.
La solenne festa si celebra tra l'ultima domenica di luglio e la prima domenica
di agosto
ovenienti da tutto il meridione d'Italia.
Tresilico :Santuario
Nostra Signora Regina delle Grazie
La Chiesa Parrocchiale di Tresilico (S. Caterina V.M. e S. Leone Magno) è stata
elevata a Santuario Mariano, in onore della Vergine Santissima delle Grazie, (a
fianco raffigurata in una immagine durante il restauro) nel 1958, proclamata dal
Vescovo di allora S.E. Mons. Raspini, il 2 luglio dopo aver officiato il
Pontificale. Nell'occasione furono letti la Bolla Vescovile ed il Decreto della
Sacra Penitenzeria Apostolica. Il giorno prima, lo stesso Vescovo consacrò il
nuovo altare di marmo, la cui parte inferiore risultava opera del XVI secolo e
la rimanente era, invece, dovuta all'architetto Santelia (eseguì l'opera il
tresilicese Fortunato Schimizzi). Le relative celebrazioni però ebbero inizio
già dal 22 di giugno e proseguirono il 29 dello stesso mese col solenne ingresso
in chiesa del simulacro della Madonna. La statua, ch'era stata collocata
provvisoriamente in casa di Francesco Carbone, venne riaccompagnata nel
consacrando santuario da una gran folla osannante e con una imponente
fiaccolata. Grande merito per ciò viene doverosamente attribuito al Parroco del
tempo D. Raffaele Petullà, ch'ebbe sempre a cuore - come del resto tutti i
Parroci di Tresilico - la locale tradizione mariana e la rinascita del piccolo
Tresilico. Da tale data si susseguono nel Santuario tresilicese, soprattutto nei
giorni di festa in onore della Madonna delle Grazie 1 e 2 Luglio di ogni anno,
gli arrivi di numerosi pellegrini organizzati, talvolta addirittura a piedi,
nell'ambito della Diocesi ed anche al di fuori di essa.
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